Gianfranco Amato attacca le famiglie di Salvini, Meloni e Di Maio. E su Berlusconi: «Le sue fortune sono nate nella fase degenerata del craxismo»


L'ultraintegralista Gianfranco Amato appare ormai come un cane sciolto pronto ad abbaiare furiosamente contro chiunque interponga tra lui e le sue mire politiche per l'introduzione di una sorta sharia cattolica che possa vietare qualunque ogni azione, pensiero o parola non siano conforme al loro volere. Forte di una campagna elettorale condotta di parrocchia in parrocchia in un abuso della credulità religiosa (si pensi solo a quando minaccia punizioni di Dio a chi non si impegnerà nella promozione del suo partito), è dalle pagine del suo sito che lo troviamo pronto ad un attacco a tutto campo contro chiunque non sia lui stesso.
Sfoderando il proverbiale vittimismo che caratteristica la propaganda d''odio di gente che si dice discriminata perché non può discriminare, il cavallerie dell?Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con diritto di passo in tutte le chiese cattoliche del mondo in virtù delle sue donazioni elargite per fortificare la presenza cattolica a Gerusalemme, scrive:

È partita una strana campagna denigratoria a carico di leader, dirigenti e candidati del Popolo della Famiglia. Qualcuno si è improvvisato analista di laboratorio per passare al vaglio l’esame del sangue e delle urine di questi leader, dirigenti e candidati. Qualcun altro si è improvvisato investigatore ed è andato a spulciare il passato prossimo e persino il trapassato remoto dei poveri indagati. In un caso, pensate, persino una fotografia scattata con Sergio Mattarella alla fine degli anni ’90 del secolo scorso è stata sbandierata come evidente prova di intelligenza col nemico. Sul piano personale, poi siamo al puro sciacallaggio mediatico. In particolare per quanto riguarda il Presidente del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi.

Insomma, non bisognerebbe domandarsi chi siano i loro candidati e non si deve poter guardare al passato e al vissuto di un Mario Adinolfi che si dice vittima di «sciacallaggio» sia proprio lui a lanciarsi come un avvoltoio nella strumentazione dei fatti di cronaca, magari raccontando un assassino gay basta a sostenere che tutti i gay siano potenziali assassini o che se trovano un gay che si fa pagare per sostenere che l'omosessualità sia una "malattia" che necessiti di "cure", allora quella deve essere lavato a dogma di fede.
Non c'è una sola occasione che non ci mostri un Adinolfi che sguazza nel fango mediante generalizzazioni, giudizi morali contro il prossimo e inviti all'odio.

Raccontando che tutti siano cattivi e che loro sarebbero gli unici bravi, Amato aggiunge:

La cosa tristemente singolare è che questa campagna denigratoria non conosce fronti.
Si tratta, infatti, di un attacco a tutto campo sul fianco sinistro, su quello destro, su quello centrale e sulla retroguardia. Senza contare, ovviamente, l’immancabile fuoco amico.

Come vedremo, Amato pare colmo di ira dinnanzi a chi si comanda se a rappresentare una crociata per "l'unica famiglia" in una guerra al divorzio possa essere un divorziato che ha mollato moglie e figlia perché innamoratosi di un'altra donna che non è la terza donna con cui oggi vive. Raccontando che il povero Adinolfi sia vittima di persecuzioni solo perché vorrebbe imporre divieti su temi che contraddicono la sua stessa vita, si parte con le solite minacce:

E pensare che molti di coloro che si ergono a scrutatori del passato dei poveri piddieffini sono sfegatati attivisti o addirittura candidati di alcuni partiti come, ad esempio, la Lega (ex)Nord, Fratelli d’Italia, Movimento Cinque Stelle e Forza Italia.
A costoro mi permetto sommessamente di consigliare una maggiore attenzione nel valutare il passato politico e personale degli avversari. C’è sempre il rischio che qualcuno vada a vedere il loro o quello dei loro leader.

Fingendosi il "buono" che non giudica, Amato tenta un improbabile gioco di parole per mettersi lanciare condanne contro tutti i leader di centrodestra, ossia contro chiunque potrebbe attingere all'odio omofobo da lui creato. Nonostante i molti patrocini elemosinati alla Lega e nonostante gli abbiano rubato persino il loro slogan (il leghista "prima il nord" è divenuto l'adinolfiniano "prima la famiglia", rigorosamente al singolare), scrive:

Se volessimo, infatti, partecipare al gioco al massacro dei censori dal pulpito, allora potremmo dire, per esempio, che Matteo Salvini, il leader della Lega, si è sposato nel 2001 con una giornalista pugliese con cui ha avuto un figlio nel 2003, e da cui ha divorziato per andare a convivere con un’altra donna che, nel dicembre 2012, gli ha donato un’altra figlia. Oggi Salvini è felicemente convivente con la terza donna della sua vita, la conduttrice televisiva Elisa Isoardi, ed è felice papà di due bimbi avuti con due donne diverse. Ora si comprende, peraltro, perché Matteo il 27 febbraio 2015, ai microfoni di Radio Radicale, si sia dichiarato un convinto sostenitore del cosiddetto «divorzio breve». Dal punto di vista politico, poi, io mi ricordo molto bene quando Salvini in gioventù frequentava il centro sociale Leoncavallo di Milano, esperienza che ha segnato profondamente la sua indole sinistroide.
Ricordo, infatti, che è stato proprio lui il fondatore e leader dei Comunisti Padani, e che nelle elezioni del “Parlamento della Padania” del 1997, lui era candidato come capolista della corrente dei Comunisti Padani, la quale ottenne cinque seggi su 210. Dico questo non per esprimere un giudizio personale, ma solo per ricordare a qualcuno di guardare prima la trave nel proprio occhio, e poi la pagliuzza nell’occhio degli altri.

Se sostenere che Salvini sia un «sinistroide» è folle quasi quanto sostenere che Adinolfi non sia fascista nonostante abbia tentato una carriera nel Pd con tanto di tour per la promozione di quel Renzi che oggi indica come il suo principale nemico in un attacco che pare motivato dall'ira di chi non ha ottenuto il profitto che sparava, Amato prosegue nell'elargire le sue condanne:

Se ci mettessimo a giudicare, poi, potremmo anche dire qualcosa su Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia, infatti, ha avuto una figlia da Andrea Giambruno, autore televisivo di Mediaset, con il quale convive felicemente. Ha deciso, comunque, di non sposarsi neppure col rito civile in Comune. Ricordiamo, inoltre, che dal punto di vista politico Giorgia si è formata tra i “camerati” del Fronte della Gioventù, il movimento di destra dove ci si salutava goliardicamente con il braccio destro alzato. Cosa che, peraltro, solo un idiota potrebbe considerare reato. Dico questo –ripeto– non per esprimere un giudizio personale, ma solo per ricordare a qualcuno di guardare prima la trave nel proprio occhio, e poi la pagliuzza nell’occhio degli altri.

E certo! Lui non vuole giudicare! Vive di giudizi e dai suoi comizi sbraita a squarciacela che «il cattolico ha il dovere si giudicare», ma ovviamente lo fa solo perché lui è bravo, è buono e sa difendere chi fa il saluto fascista in ode e onore a quel duce che prevedeva chiaramente una declinazione al singolare della famiglia: padrone, moglie che si fa ingravidare e figli che obbediscono al padrone mentre i gay vengono mandati al confino se non sterminati nei campi di concentramento. Ah, che bella famiglia, che era la famiglia fascista!

In quel perverso "gioco" all'insulto, Amato prosegue nel suo assalto alle famiglie altrui:

Si potrebbe dire qualcosa anche su Luigi di Maio. Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle, in realtà, non ha alcun passato. Dietro di lui c’è un vuoto professionale e politico. Un buco nero. Beh, ad essere proprio precisi un piccolo passato politico ce l’ha anche lui.
Breve, ma intenso. Nel 2010, infatti, Di Maio si è candidato come consigliere nel suo Comune di Pomigliano d’Arco e ha ottenuto cinquantanove (59) preferenze, senza risultare eletto. Solo in seguito alle cosiddette “elezioni parlamentarie” del Movimento Cinque Stelle è stato candidato on line con centoottantanove (189) preferenze, ed eletto nel 2013 alla Camera dei deputati per la circoscrizione Campania 1, al secondo posto nella lista dello stesso Movimento. Un record, però, ce l’ha anche Di Maio: il 21 marzo 2013, con 173 voti è eletto vicepresidente della Camera dei deputati, il più giovane della storia della Repubblica a ricoprire tale carica. Dico questo –ripeto– non per esprimere un giudizio personale, ma solo per ricordare a qualcuno di guardare prima la trave nel proprio occhio, e poi la pagliuzza nell’occhio degli altri.

Se la litania del povero Amato che è tanto buono e viene costretto da gente malvagia a dover elargire giudizi solo perché qualcuno osa guardare al passato del suo Adinolfi e all'ipocrisia idi un divorziato che dice di voler vietare il divorzio, d'accaldo diventa sempre più feroce:

Una caratteristica accomuna tutti i tre giovani leader Salvini, Meloni e Di Maio: quella di non aver mai avuto un lavoro o una professione che consentisse loro di mantenersi, e quella di non aver mai completato gli studi universitari. Senza lavoro e senza laurea. È l’immagine delle nuove generazioni italiane. A proposito, visto che nel 2008 Matteo Salvini dichiarò: «Prima la Padania libera della mia laurea», dobbiamo concludere che non lo vedremo mai più con la corona d’alloro in testa.

All'appello non poteva mancare un attacco a Forza Italia:

Per Silvio Berlusconi il discorso è un po’ diverso. Anche per una questione generazionale. Lui non solo si è laureato ma ha pure dimostrato di sapersi realizzare professionalmente. Anche se gli è stato revocato per indegnità il titolo di Cavaliere del Lavoro, per gli italiani lui resta e resterà sempre “il Cavaliere”. Dobbiamo, però, riconoscere che molte delle sue fortune sono nate nella fase degenerata del craxismo italiano, quella della torbida commistione tra politica e affari. Sia chiaro, io considero Craxi uno statista – forse l’ultimo vero statista del nostro Paese –, ma anche la sua carriera politica ha subito un’evoluzione negativa ed una parabola discendente.
Sulla tumultuosa vita sentimentale e matrimoniale di Silvio Berlusconi stendiamo un velo pietoso, non foss’altro che per rispetto della sua veneranda età di ottantun anni. Del resto, tutto è arcinoto della sua ars amatoria, persino i dettagli più personali e poco edificanti. Dico questo – ripeto – non per esprimere un giudizio personale, ma solo per ricordare a qualcuno di guardare prima la trave nel proprio occhio, e poi la pagliuzza nell’occhio degli altri. Io, poi, sono particolarmente refrattario a giudicare il prossimo, anche perché sono convinto che col metro con cui giudico sarò, un giorno, giudicato.

Se c'è da sperare che Amato verrà giudicato col metro di giudizio con cui lui ha elargito i suoi feroci e violenti giudizi di condanna, resta il timore che possa avere più ragione Gesù rispetto ad Adinolfi nel sostenere che Dio sia buono e che forse lui perdonerà tutte le sue nefandezze. Ed è forse questo il motivo per cui dovrebbe essere la Magistratura a garantire giustiziato terrena dinnanzi ad un uomo che fattura sul male che riesce ad infliggere al prossimo.

Fatto sta che, elargite a piene mani delle condanne morali spacciate per dialettica, si passa a sostenere che non importa come vivano gli integralisti ma solo quali libertà altrui vogliano vietare:

Allora, forse è meglio per tutti lasciar perdere passato politico e personale di chi oggi intende formulare una proposta politica per il nostro Paese. Non mi interessa chi siano stati o cosa abbiano fatto vent’anni fa Salvini, la Meloni e Di Maio. Né mi interessa la loro attuale situazione personale riguardo i rispettivi partner. Ciascuno risponde alla propria coscienza e a Dio, se ci crede. Quello che interessa me – e dovrebbe interessare tutti gli italiani – sono le concrete proposte politiche che oggi questi tre formulano per il futuro dell’Italia. Allora, parliamo di legalizzazione della prostituzione, di “divorzio lampo”, di vaccini obbligatori, di quoziente familiare, di obiezione di coscienza sull’eutanasia, di reddito di maternità, di legge sull’omofobia, di legalizzazione delle cosiddette “droghe legger”, eccetera.

Giurato che lui vieterà il contrasto all'odio omofobico e spergiura lui tenterà agli altri di poter divorziare come tutti i suoi amichetti hanno fatto, resta l'ipocrisia di chi dice che a giudicare loco ci penserà Dio, ma lui vieterà agli altri di poter compiere scelte libere nella sua ambizione a sostituirsi a Dio nell'elargizione di condanne contro ogni amore a lui sgradito o contro ogni famiglia che lui non tollera.
Interessante è come minacci pure la vita nei bambini promettendo un contrasto a quai vaccini che potrebbero salvare loro la vita, ma che Amato sostiene debbano essere responsabilità di genitori che grazie a lui potranno essere responsabile della morte della propria prole.
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