Provita è tornata a sostenere che la vita di un gay non meriterebbe di essere vissuta


Avevano già usato le medesime parole lo scorso settembre, ma è in quel clima di ossessiva ripetizione delle bugie quale strumento propagandistico che possa farle percepire come realtà che l'organizzazione integralista "Provita Onlus" è tornata a sostenere che la vita di un gay non meriterebbe di essere vissuta.
L'autorevolissima fonte dell'affermazione è un loro miliziano, quel Luca di Tolve che calca i palchi dei comizi di Mario Adinolfi o che affianca l'adinolfiniana Silvana De Mari durante i suoi convegni . Un uomo che pare aver ritrovato una nuova fonte di reddito garantita da quell'integralismo che inneggia a lui quale prova del fatto che i gay sbaglino ad essere gay e che Adinolfi sia superiore a loro in virtù di come vada in giro ad ingravidare molteplici mogli.
Ovviamente pare che a "Provita onlus" non importi nulla di come Di Tolve abbia scritto un libro in cui racconta di aver incolpato e tentato consapevolmente di infettare con l'hiv tutti quei gay che il reggente di Alleanza Cattolica gli indicò come capro espiatorio da poter incolpare quale "causa" delle sue scelte e si una sua condotta sessuale fatta di scopate a pelle e prostituzione coatta. Esaltandolo al pari di un nuovo messia, scrivono:



Se pare sempre patetico il tentativo di sostenere che il racconto di una persona direttamente coinvolta nel business delle fantomatiche "terapie riparative" debba valere più di quello di milioni di altre persone, a dir poco aberrante è come l'organizzazione di Toni Brandi cerchi si lanci nel tentativo di sostenere che l'omosessualità sia una "scelta" e che i fondamentalisti devono sentirsi legittimati ad incolpare i gay per la loro natura.
Inaccettabile è anche l'abuso del nome di Dio come pretesto per rinnegare la parola stessa di Gesù: dinnanzi al suo invito a non giudicare, l'organizzazione di Brandi si permette persino di sentenziare che quelle vite non meriterebbero di essere vissute. Un'asserzione cardine per quel Luca Di Tove che si fa pagare in cambio della promesse di inesistenti "cure" dell’omosessualità basate sull'inculcare ulteriori sensi di colpa in chi ha difficoltà ad accettarsi. Dietro compenso economico, lui dirà loro che Dio li odia, che i loro genitori sono delusi dalla loro esistenza, che la società prova schivo verso di loro e che Adinolfi impedirà loro di poter avere una famiglia. Per la scienza ufficiale, tali violenze psicologiche vengono ritenute la causa provata dell'insorgere di disturbi potenzialmente mortali in chi le subisce, tra cui abuso di droga, depressione e propensione al suicidio.

Preoccupante è anche il fanatismo religioso che permea i commenti dei seguaci di Brandi:



È così che Dio diviene l'oggetto da poter nominare invano quando si loda chi racconta bugie che possano compiacere i propri pregiudizi, in quella ideologia in cui la "verità" diviene un qualcosa che può essere scelta secondo il proprio tornaconto.
Ma ben più preoccupante è come la loro ideologia si basi sullo sminuimento della famiglia ad un luogo di accoppiamento finalizzato alla produzione di bimbi "cristiani" da poter opporre ai bambini di altre confessioni religiose. Non nascondono come l'amore sia una caratteristica che è estranea al loro progetto, in una rappresentazione del matrimonio che l'organizzazione Provita rappresenta graficamente come una spina elettrica che deve necessariamente essere inserita nel primo buco disponibile.
Per quanto possa sembrare difficile tentare di spiegare qualcosa a dei fondamentalisti indottrinati all'odio da un'organizzazione politica che si permette pure di ridere e deridere il fenomeno dell'omofobia, andrebbe fatto notare loro che ogni gay non avrebbe problemi a mettere incinta una donna, semplicemente non avrebbe senso costruire una famiglia senza amore.
A raccontarci come il sesso possa essere tranquillamente gestito in maniera meccanica è l'esperienza degli escort, ragazzi spesso giovani ed aiutanti che riescono a sfruttare la loro fantasia per ottenere un'erezione anche dinnanzi a clienti non certo attraenti. Forse lo saprà il loro Di Tolve dato che il suo prostituirsi lo avrà probabilmente portato dover fingere piacere per denaro. Il buonsenso ci porta ad osservare che non basta certo la sua auto-dichiarazione a escludere la possibilità che non stia facendo lo stesso con sua moglie, magari fingendo eccitazione per mero profitto. Un profitto che non sarebbe solo il denaro che accumula vendendo inesistenti "cure" a danno di persone in difficoltà.
Nei suoi comizi, Di Tolve ama raccontare che lui ha deciso si andare con una donna perché voleva un figlio che non avrebbe potuto avere con un uomo. Un desiderio di paternità parrebbe un guadagno sufficiente per fingere, ancor più se si ha la fortuna di trovare una moglie ultraccattolica che probabilmente ci chiederà il minimo sindacale dato che il sesso non finalizzato alla procreazione è ritenuto peccato.
Di Tolve dice di essere "guarito" dall'omosessualità, ma nulla ci vieta di poter ipotizzare che forse si finga etero solo perché voleva procurarsi un figlio senza affrontare lo stigma e le difficoltà che subiscono le famiglie sgradite a Brandi. La sua fantomatica testimonianza pare dunque assai irrilevante, rappresentando meramente un oggetto che viene sfruttato dall'integralismo cattolico per sostenere che chi è diverso da loro sia necessariamente sbagliato in virtù di come loro si sentano la massima espressione del creato.

E chissà se un giorno Toni Brandi riceverà la grazia di poter scoprire che dall'omofobia si può guarire...

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Nella foto: Toni Brandi in compagna del nazionalista russo Alexey Komov, membro di Russia Unita, presidente dell'associazione leghista Lombardia-Russia e dipendente dell'oligarca Malofeev (finanziatore dell'invasione russa dell'Ucraina).
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