Mario Adinolfi candida la sua seconda moglie a Merano, lei promette che il marito farà chiudere l'Unar


Prima la famiglia, la sua. È così che Mario Adinolfi ha pensato bene di candidare pure sua (seconda) moglie all'interno del suo partito, giusto per assicurarsi altri 13mila euro mensili di stipendio pubblico qualora i bigotti da lui reclutati riescano a fargli ottenere una qualche poltrona in Parlamento.
Evidentemente in casa Adinolfi non bastavano più i soldi derivanti dalla promozione dell'odio e dal demoniaco tentativo di incitare i genitori a diventare i peggiori carnefici dei propri figli mediante i suoi ripetuti inviti dell'integralista a non accettare eventuali orientamenti sessuali o identità di genere che non fossero codificati con il suo tentativo di ridefinizione della famiglia.
Interessante sarebbe il comprendere anche perché mai l'integralista abbia candidato la sua (seconda) moglie nelle liste di Merano, un comune provincia autonoma di Bolzano che dista 666 chilometri da casa Adinolfi (pare quasi profetico come Google Maps riporti il numero dell'Apocalisse dinnanzi a quel tragitto).

La signora racconta fieramente che darà mille euro alle donne incinte che lasceranno il loro loro posto di lavoro, così come il suo partito sostiene pure che qualunque legge permetta di compiere scelte sgradite a suo marito sarebbero da intendersi come «leggi liberticide», spergiurando che si sentano minacciati nella loro libertà personale se si permetterà ai gay di poter adottare figli o se potranno sposarsi attraverso il matrimonio egualitario. Se basterebbe questo a farci comprendere che devono avere qualche lacuna riguardo al significato della parola "libertà", il colpo di grazia giunge con il loro sostenere che lei si senta danneggiata intimamente se la legge permette agli altri di poter predisporre un biotestamento che impedisca a suo marito di imporre loro la sua volontà.
Immancabile è anche il suo affermare che suo marito farà chiudere l'Unar in virtù di come a casa Adinolfi non piaccia l'idea che possano esistere enti che si occupano di proteggere le minoranze da quella feroce discriminazione che rappresenta la loro principale fonte di reddito.
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