Giovanardi: «Il rinvio a giudizio di De Mari attacco alla libertà di pensiero»


È il solito Carlo Giovanardi a scendere in campo in difesa dell'omofobia quale presunto "diritto" che sarebbe garantito a chiunque promuova odio omotransofobico. Dopo il suo excursus a sostegno del bus transofobico pagato dall'integralista spagnolo Ignacio Arsuaga, è il turno della sua strenua difesa di Silvana De Mari e delle parole che l'hanno portata ad essere rinviata a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti del Circolo Mario Mieli di Roma.
«Il rinvio a giudizio a Torino della dott.ssa Silvana De Mari costituisce un gravissimo attacco alla libertà di pensiero garantita dalla nostra Costituzione -sbraita Givarnard- La De Mari, querelata per diffamazione dal circolo omosessuale Mario Mieli dovrà rispondere di una opinione esattamente coincidente con quella espressa dai senatori Giovanardi, Gasparri, Malan e Formigoni che, nell'atto di sindacato ispettivo n. 2-00295, pubblicato negli atti della seduta 549 del 5 agosto 2015 del Senato della Repubblica, scrivevano: A giudizio degli interpellanti, la pedofilia e la pederastia sono dunque parte essenziale del pensiero di Mario Mieli, all'interno di un quadro dove, così come l'omosessualità e gli altri comportamenti, non costituiscono condotte da tollerare o da comprendere, ma un aspetto indispensabile all'emancipazione dell'individuo e della società; se si tolgono questi assunti dall'opera del "filosofo" scomparso non resta quasi nulla».
Pare dunque che se quattro tra i più feroci senatori anti-gay della Repubblica Italiana hanno portato in parlamento alcune pagine della propaganda integralista, ciò basterebbe a renderle automaticamente vere. Il tutto per lanciarsi nel solito allarmismo: «È evidente che ormai suona forte l'allarme democratico se chi ha criticato un circolo che ha scelto di intitolarsi questo personaggio si trova addirittura messo sotto processo».
Inoltre non risulta che Carlo Giovanardi abbia mai difeso le opinioni contro cui l'organizzazione Provita e i Giuristi per la vita hanno sporto innumerevoli denunce (spesso senza mai superare il muro delle indagini preliminari) quasi come se una parte a lui vicina dovesse poter godere di impunità alla legge.

Dal canto suo Silvana De Mari ha ottenuto spazio sulle pagine de La Verità di Maurizio Belpietro per poter rilanciare le sue accuse, raccontando che: «I pedofili si chiamano ‘map’, persone attratte da minori. Il circolo Lgbt di Roma è intitolato a Mario Mieli, cantore di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Posso assumere che tutti gli iscritti provino simpatia per queste pratiche? O che almeno non ne provino nausea? Posso? E così tutto diventa lecito in quanto non è patologico, non è una malattia. Capite che cosa sta accadendo oggi nell’indifferenza quasi generale?».
Ovviamente la signora dovrebbe motivare in che modo voglia accostare gli iscritti al Mario Mieli di Roma con quai pedofili che ama citare come se non ci fosse un domani.

A ricondurci in un piano di realà oggettiva è l'avvocato Michele Potè di Rete Lenford, il quale osserva: «La libertà di manifestazione del pensiero è un diritto costituzionale che dev’essere contemperato con altri beni giuridici quali l’onore e la reputazione. 30 anni di giurisprudenza di legittimità hanno stabilito dei limiti che non possono essere travalicati. Tra questi il rispetto della verità e la continenza espositiva. Ora accostare il pensiero di Mario Mieli – che va fra l’altro contestualizzato nel periodo storico in cui visse – a quello degli attuali soci e socie della storica associazione romana, per dedurne un sostegno alla pedofilia o alla coprofagia, costituisce un travalicamento dei limiti della verità e della continenza. Se in Italia vigessero, come in altri Paesi, norme contro l’hate speech l’imputazione a carico della dottoressa De Mari sarebbe più ben grave».
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