Il partito di Adinolfi minaccia denunce per "offesa alla religione" contro chi non è conformato alla loro ideologia


Se ogni singola parola pronunciata dall'integralista Mario Adinolfi appare come una bestemmia a Dio e all'amore predicato nei Vanegeli, il fondamentalista ha deciso che vuole giocare a fare l'auto-proclamato "cristiano" che ha il diritto di vomitare sentenze contro il prossimo. Lui, quello che fattura denaro andando in giro a giurare su dio che lui sia il detentore della sua verità contro le donne che devono sottomettersi ai mariti, contro quei gay che lui dice non debbano avere diritti e contro quegli stranieri che lui esige siano presi a calci. Gesù diceva di accogliere il forestero, lui giura di sapere che Gesù sbagliava perché lui si reputa più cristiano di Cristo stesso.
Attraverso l'ossessiva creazione di sterili polemiche, il suo partitucolo ha intrapreso una nuova crociata. Ha pubblicato un video di una manifestazione femminista dell'8 marzo e ha diramato un patetico comunicato in cui il "Popolo della famiglia" dell'Umbria accusa le attiviste di prendere «deliberatamente in giro, davanti ad un luogo sacro, la figura di Maria Santissima con una serie di invocazioni blasfeme».
Il riferimento a una "Preghiera alla sacra vulva" che ricalcava lo schema della litania dei santi, dunque non una preghiera alla Madonna come falsamente dichiara il gruppo fondamentalista. Ed è così che la religione diviene il pretesto con cui Adinolfi spera di poter ridurre al silenzio qualunque donna non si inchini alla sua misoginia.

In quel vittimismo in cui i fondamentalisti adonolfiniani insultano tutto e tutti per poi piagnucolare istericamente quando qualcuno osa mettere in dubbio il loro Adinolfi quale nuovo Messia che può vantare almeno due vagine penetrate a pelle, quella stessa gente che sbraita in faccia ai ragazzini che loro li reputano «contro natura» sono gli stessi che poi scrivono: «Il “rispetto” che viene spesso violentemente richiesto da certi ambienti deve essere innanzitutto civilmente dato cercando di non offendere migliaia di persone che, tramite questi atti deplorevoli, sono colpite nei sentimenti più intimi».
Insomma, il contrasto all'omofobia che uccide viene da loro ritenuto "liberticida". La tutela dei bambini da quelle fantomatiche "terapie riparative" che provocano morte e che vengono promosse nei loro convegni viene spacciata per "libertù religiosa". Se gli altri parlano, ci chiede la loro censura perché Adinolfi si sente offeso nell'intimità del suo rapporto con la Madonna.

E nonostante nel video non si oda alcun riferimento alla madonna o ai santi, il partito di Adinolfi lancia persino accuse di reati penali, vaneggiando di una presunta "offesa alla religione mediante vilipendio di persone». Non solo. Si chiede anche se la manifestazione fosse autorizzata e «chi ha concesso un luogo così sacro per questa penosa sconcezza».
Il presunto «luogo così sacro era la piazza del paese. Un luogo che Adinofli chiede sia vietato a chi non ritiene che la donna sia inferiore all'uomo, che la Madonna provi piacere nel vederlo penetrare bareback la sua seconda moglie e che Dio esiga che ai bambini si neghi un'educazione al rispetto che possa prevenire bullismo e morte.

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Nell'immagine: Mario Adinolfi trasforma l'altare di una chiesa in un palcoscenico di promozione politica della sua ideologia razzista e omofoba.
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