Provita Onlus torna a sostenere che l'orientamento sessuale sarebbe "un capriccio"


Toni Brandi pretende di essere considerato identico per tutto e in tutto ad una transessuale in virtù di come lui non accetti che la sessualità possa avere derivazioni diverse dalla sua. Lui giura che tutti siano identici e che l'unica cosa che conta è se un bambino ha un pene o una vagina: chi ce l'ha dev'essere uniformato a lui dato che lui si auto-proclama come il modello ariano che determina il modo "giusto" di essere. O sei come lui o devi essere conformato a lui con la forza. La diversità non è accettata né tollerata.
Ma davvero surreale è come la sua Provita Onlus cerchi di promuovere un modello unico attraverso spergiuri basati sul ricamare strane teorie contro il riconoscimento della realtà. Ad esempio è in un articolo firmato da tal Clemente Sparaco che leggiamo:

Secondo la teoria gender, l’identità di genere determina l’identità sessuale. L’identità sessuale non sarebbe definita, quindi, da differenze biologiche e neurologiche oggettive, ma dal sentire intimo e, in ultima analisi, dalla decisione personale. L’ideologia gender rimanderebbe ad una sfera meramente soggettiva che investe l’arbitrio individuale al punto da includere anche modifiche dell’aspetto o delle funzioni del corpo con mezzi medici, chirurgici etc..

Si inizia così a sostenere che l'identità si "sceglierebbe" sulla base di una "decisione personale". Ovviamente nessuno ha mai ipotizzato una simile sciocchezza, ma evidentemente i miliziani di Brandi hanno la necessità di mentire al riguardo dato che non accettano che l'identità di genere sia parte della persona. Ed è così che cià che che smentisce la loro tesi viene alterata in modo da conformala al loro pregiudizio.

Sostenendo che il medico che scrive "maschio" o "femmina" su un foglio si carta sia espressione della natura e che sia lecito definire contro-natura chiunque non sia fatto ad immagine e somiglianza di Brandi, dicono:

L’orientamento sessuale può, pertanto, corrispondere, ma anche non corrispondere, al sesso assegnato dalla natura alla nascita, e così la personale percezione del corpo e le altre modalità di espressioni del genere (l’abbigliamento, l’eloquio, la gestualità etc.).

Si arriva così a semplificazioni sempre più fantasiose e sempre più lontane dalle teorie che sostengono di voler smontare:

È evidente che la dualità sessuale ne risulta intaccata, relativizzata, sgretolata. Non ci sono solo due generi, ma tanti quanti sono gli orientamenti sessuali: uomini omosessuali, donne lesbiche, bisessuali, transessuali, uomini e donne intersessuali come generi distinti, in una friabilità, flessibilità e fluidità che finisce per liquefare la polarità maschio-femmina.
A sigillo del paradigma del gender è posto il principio di autodeterminazione, in base al quale la libertà autonoma dell’individuo, determinantesi in ragione dalle proprie opzioni e scelte, non è mai oltrepassabile. Il sesso lo si sceglie, lo si veste come un abito, e nessuno potrebbe legittimamente entrare nella sfera decisionale del soggetto.

In realtà non è certo di "decisione" che si parla, ma di semplice auto-identificazione sulla base dell'evidenza che nessun altro può appurare ciò che non emerge da un esame oggettivo. È come quando si va dal dottore e si dice di aver male: il medico deve fidarsi di ciò che gli dirà il paziente dato che il percepito non è misurabile.

Alterate a proprio uso e consumo le premesse, parte il delirio:

Ma l’autoeterminazione altro non è se non una modalità di autorelazione, nel senso che il soggetto, l’individuo, pretende di determinarsi in un circuito autoreferenziale che recide vincoli e condizionamenti rispetto non solo alle norme sociali o morali, ma anche al dato biologico. Il mondo dell’autodeterminazione dell’individuo è segnato, pertanto, dalla chiusura, dalla separazione, dall’irrelazione, verso l’esterno, l’esteriore e l’alterità. Cosicché, ridotto nei termini di una determinazione soggettiva, il sesso perde ogni riferimento, nonché la direzione verso gli altri, la sua naturale vocazione unitiva, relazionale, fatta di complementarietà e polarità. Si traveste in orientamento sessuale, che è parte di un sentimento del tutto avulso, arbitrario, se non capriccioso.

Sostenuto che l'orientamento sessuale sarebbe un "capriccio", l'organizzazione forzanovista continua a vendere per verità rivelata il suo pregiudizio:

L’irrelazione è, quindi, innanzitutto quella che separa la percezione soggettiva dell’individuo dal corpo, dalla sua fisicità sessuata nel segno della dualità maschile-femminile. Perché ogni singola cellula è segnata, marcata, intrisa sessualmente, molto prima dell’avvertenza che ne possiamo avere. C’è una memoria genetica profonda, che antecede anche il sesso gonadico e morfologico, ben oltre le segnature eterosessuali della società con quanto di convenzionale e culturale esse possano ammettere.
Non è allora una “dittatura della natura” sulla libertà di auto-determinazione (come sostengono i teorici del gender), ma piuttosto una caratterizzazione profonda quella che impregna la carne, il sangue, gli organi, la voce, la sensibilità, l’affettività etc..

In realtà ad essersi inventato il termine "dittatura della natura" è proprio Brandi, non certo le persone a cui attribuisce i suoi slogan quasi volesse convincere i suoi proseliti sul fatto che tutti concorderebbero con lui nel rifiuto della provata naturalità di ogni orientamento.

Ed è sempre negando i fatti e ricamando tesi basate su false premesse che l'organizzazione integralista scrive:

Il punto dirimente è allora quello di non dissociare l’identità sessuale dall’identità codificata nel gene, che avvia quello sviluppo approdante, da ultimo, all’identità sessuale. Nessun intervento chirurgico potrà, infatti, cambiare la struttura genitica sessuale interna. Discorso a parte vale per i “disturbi della differenziazione sessuale”, ossia per quei casi di intersessualità in cui si manifesta una discordanza tra sesso genetico, sesso gonadico e sesso genitale, o per casi di anomalia genetica.
A fronte di tutto questo appare chiaro che il paradigma gender deforma il dato reale, biologico, per uniformarlo ad una visione precostituita. In una parola, ideologizza il sesso.

Parte così la supercazzola:

La deformazione avviene non tanto perché la teoria rappresenta, o immagina, il sesso dentro un orizzonte particolare, quello della discordanza fra sentimento, avvertenza, percezione del sesso e sesso biologico, quanto perché assume quell’orizzonte particolare come avente valore di totalità. Il paradigma gender finisce, in tal modo, per rinchiudere il sesso entro il solipsismo del soggetto, ossia entro la sua percezione interiore, cui conseguirebbe l’orientamento sessuale.
Si spegne il sesso nella sua energia polare, che corrisponde alla sua carica relazionale, al suo proiettarsi verso l’alterità, l’eteronomia, la complementarietà, caratteristiche queste che sono proprie del vitale, del fertile, dell’esuberante di vita, che non è mai omologabile, circoscrivibile all’uguale, all’identico, all’in-differente. Questo comporta che la fecondità non è un’appendice o una mera accidentalità della sessualità, ma ne costituisce il coronamento nella sua dinamica di sviluppo.

Non pare un caso l'ossessiva ricerca di connotazioni negative attribuite alla sessualità, parte di un processo che mira alla demonizzazione della natura attraverso un linguaggio prettamente propagandistico e privo di qualsivoglia etica.
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