Riccardo Cascioli contro le donne: «Sono privilegiate che fanno la guerra agli uomini»


Il fondamentalismo cattolico è notoriamente misogino, ma forse nessuno avrebbe potuto aspettarsi che il fondamentalista Riccardo Cascioli potesse arrivare al punto da pubblicare sulla sua Nuova Bussola Quotidiana un articolo dal titolo "8 marzo, il femminismo delle privilegiate odiatrici".
Il pezzo, classificato in una sezione denominata "ideologie e violenze" risulta a firma di tal Souad Sbai, giù autore di articoli come "Macerata: femministe che odiano le donne" o "La Memoria degli ipocriti" contro chi ricorda la Shoa.

Già nell'occhiello si legge:

Solito siparietto: l'8 marzo va in scena la grande festa delle femministe, con la loro continua guerra contro l'uomo. Ma vengono dimenticate le donne che soffrono per davvero, in Iran, nel Maghreb e nelle comunità di immigrati in Italia, tuttora costrette a obbedire a leggi religiose e tribali.

Insomma, a Cascioli e ai suoi finanziatori interessa creare odio contro le altre religione, non certo contrastare quel sessismo con cui la loro gente ama citare san Paolo per sostenere che Dio esiga che la donna sia sottomessa all'uomo. E fa ribrezzo osservare anche come dinnanzi od ogni questione la loro risposta sia sempre o solo quella di sostenere che se nel mondo esistono altri problemi, allora non bisogna affrontare le questioni che danneggiano la vita di milioni di donne. È un po' come se dinnanzi ad una donna che denuncia di essere stata picchiata venisse detto che deve subire in silenzio perché c'è chi sta peggio di lei dato che alcuni uomini le violentano o le mutilano ai genitali.
Surreale è poi come un gruppo di fondamentalisti religiosi che tenta usare politicamente Dio per imporre divieti alla libertà altrui si lanci nel lamentarsi delle altre religioni, in quel guardare la pagliuzza nell'occhio del fratello senza occuparsi minimamente della trave che è nel loro.

L'articolo vero e proprio si apre con un attacco al corteo di Milano, da loro spacciato per un «corteo delle femministe» in un evidente tentativo di relegarlo ad un sesso quasi come se i diritti delle donne non fossero a vantaggio anche di quei tanti uomini che erano presenti. Scrivono:

Il day after 8 marzo è sempre un misto di desolazione e constatazione del non senso. E non è casuale questa definizione visto che davvero oggi, visto da fuori, un 8 marzo così non ha davvero più alcun motivo di esistere. Non perché sia politicizzato, o meglio ideologizzato perché lo è sempre stato almeno nel nostro Paese, bensì perché non si vede ormai da anni donne manifestare per le donne. Per tutte le donne.

Ricorrendo a decontestualizzazioni imbarazzanti, aggiungono:

Facciamo alcuni esempi, lontani e vicini. In Iran una ragazza viene condannata a due anni per aver tolto il velo per qualche minuto, ma non viene considerata degna di attenzione o di difesa. Il 60% delle bambine di origine maghrebina in Italia non frequentano la scuola dell'obbligo e non sapremo probabilmente mai che fine faranno. Anche qui silenzio totale, perché altrimenti qualcuno si offende. E poi le spose bambine, la recrudescenza dell'infibulazione e chi più ne ha ne metta. Si dirà ''si manifesta per tutto'': eh no le cose vanno chiamate per nome altrimenti non è ''tutte le donne'' ma solo ''alcune donne'', quelle che al femminismo salottiero attuale fa comodo difendere. Il pensiero unico ci raccomanda di non disturbare le ''tradizioni'' di altri Paesi, e di distruggere quelle nazionali, dunque non c'è di che stupirsi, ma la cosa va denunciata ugualmente. Del resto questo tipo di femminismo, ideologizzato fino all'osso, cosa ha portato per le donne in Iran o in Afghanistan? Nulla di nulla. Un deserto di valori e di contenuti difficile anche da descrivere. Fatto sta che ogni rivoluzione o sommovimento oscurantista viene salutato dall'elite femminista come una liberazione, salvo poi tacere in maniera criminogena sugli effetti di quelle rivoluzioni: khomeinismo spietato a Teheran, talebani e burqa a Kabul.

Stando alla loro teoria, cosa potremmo dire di quelle loro manifestazioni integraliste che cercano di togliere una sana educazione ai nostri figli mentre in Africa c'è chi non va a scuola. E cosa ha portato ai bambini di fame l'organizzazione di processioni religiose nelle città italiane?

Ma è a qual punto che parte la loro vera rivendicazione di promozione del sessimo, tra mistificazioni e la negazione di un problema che loro sostengono esista solo se la femmina finisce all'ospedale:

Quello andato in scena ieri, con le vedette della neonata guerra contro tutti gli uomini, è un triste siparietto di modernità bislacca, fasulla, plastificata da parole inglesi e hashtag violenti: insomma, una cosa che non ci azzecca niente con la grandiosa figura della donna nella storia. Le grandi donne hanno sempre lavorato per unire, per costruire e per amare: non per dividere, distruggere e odiare. Ma vallo a spiegare a chi fa della crociata contro l'uomo molestatore una ragione di vita, vagli a dire che per costruirsi un'immagine duratura non serve nemmeno questo. Si dia un'occhiata alla misera campagna elettorale portata avanti da alcune formazioni che hanno puntato sull'antifascismo in assenza di fascismo. E ai risultati ottenuti. Ecco, dopo aver ragionato su tutto questo ci si sveglia il 9 marzo e come associazione ci si sente soli. Come prima per carità, ma ancora più soli nella denuncia della mancanza di centri antiviolenza; per carità lo diciamo oggi così nessuno si risente e ci dice che le molestie alle attrici sono più importanti.

Negata l'esistenza del fascismo, si passa all'immancabile ode al dio denaro:

Chiudiamo con il surreale sciopero indetto per l'8 marzo, con donne che per questa follia comunicativa hanno perso un giorno di lavoro o addirittura hanno dovuto pagare di tasca propria un taxi. Già, perché oggi il lavoro è sempre garantito e le tasche sono piene. Ma alle femministe questo non interessa, perché ogni donna licenziata o in miseria è per loro una manna, che alimenta in un gioco inquietante una propaganda stantìa e ormai nauseabonda.

Accuse infamanti, vomitate da un giornale fondamentalista che ha fatto della mistificazione e dell'odio anti-gay e anti-donna il suo business.
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