Massimo Gandolfini e Lega tornano ad invocare il carcere per Marco Cappato


Massimo Gandolfini ne è certo: se lui ha scelto che tu debba soffrire per compiacere il suo smisurato sadismo e la sua sete di dominio, lo stato deve obbedire ai suoi ordini e punire chiunque rispetti la vita al punto di battersi per il diritto all'autodeterminazione.
Un'autodeterminazione che lui non accetta, dato che pare ovvio sia assurdo riconoscere il diritto all'opinione personale una volta che lui ha chiarito di aver scelto per gli altri e di esigere che il suo volere sia inflitto a chi osa compiere scelte diverse da quelle che lui avrebbe voluto imporre. Lui, sposato con una donna con cui ha una relazione sterile, dice che il matrimonio deve servire solo a fare figlio. Lui, in buona salute, dice che chi soffre deve soffrire ancora di più. Lui, feroce oppositore della natura, giura che Dio abbia il dovere di piegarsi ai suoi pregiudizi in virtù di quanto lui ami pronunciate il suo nome invano. Lui, l'uomo che ha deciso di autoproclamatosi nostro padrone e nostro dio.

Attraverso uno di quei comunicati indirizzati a promuovere quei politici a lui sottomessi con cui intende inquinare le istituzioni, invoca punizioni esemplari contro chi ha rispettato la volontà di Dj Fabo:

Il Governo Gentiloni ancora in carica è impegnatissimo nell'occupazione delle poltrone libere ma non è affatto interessato a difendere una norma di civiltà dello Stato come quella che punisce chiunque istighi un'altra persona ad ammazzarsi. Sappiamo, infatti, che il 14 febbraio scorso, la Corte d'Assise di Milano ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del Codice Penale, quello che punisce il reato di istigazione e aiuto al suicidio, nella causa penale a carico di Marco Cappato nella vicenda del ‘suicidio assistito’ in Svizzera di Fabiano Antoniani (DJ Fabo). È chiaro che la posta in gioco va ben oltre la vicenda in sé. Di fatto, la Consulta viene sollecitata a dichiarare la ‘liceità’ del suicidio, che apre la strada al legislatore a normare il diritto di suicidio.
Ora non tutti sanno che è prassi consolidata che il Governo si costituisca sempre a sostegno della legittimità della norma che viene impugnata, e questo passaggio non è irrilevante sul piano istituzionale. Inoltre, la costituzione in giudizio del Governo fa parte di quella amministrazione degli ‘affari correnti’ cui il governo pro-tempore non dovrebbe sottrarsi. Il termine ultimo è il 3 aprile prossimo e il governo Gentiloni tace, indaffarato ad occupare i posti di potere (vedi i giudici del Consiglio di Stato e i componenti del CNEL).
Intanto a noi non resta che esprimere gratitudine a l'on. Alessandro Pagano (Lega) che ha sollevato la questione e al Centro Studi Livatino che oggi ha depositato presso la Consulta l'atto d'intervento nel giudizio di costituzionalità. Ci auguriamo infine che il governo Gentiloni abbia un sussulto di dignità: lasciare che venga introdotto il diritto al suicidio non ha nessuna giustificazione.

Insomma, Lega e Family Day chiedono che agli italiani sia imposto il volere di Massimo Gandolfini, l'integralista che chiede di potersene stare in poltrona a mangiare i pop corn mentre si gusta lo spettacolo della sofferenza che lui ha inflitto al prossimo.
Il Centro Studi Rosario Livatino è una realtà confessionale che si batte da anni al fianco dell'integralismo cattolico contro i diritti di gay, donne e stranieri. Vicino a Riccardo Cascioli, Alleanza Cattolica e Massimo Gandolfini, chiede che gli italiani siano privari di ogni potere decisionale riguardo al loro fine vita, magari attravetso la richiesta di fantomatiche "obiezioni di coscienza" che permettano ai medici di operare contro il volere dei pazienti.
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