Sorrento, oltre 200 persone partecipano al flash mob di protesta nel chiostro vietato alle unioni civili


Dopo che il sindaco di Sorrento aveva vietato ad una coppia gay di poter celebrare la loro unione civile negli spazi comunali del chiostro di San Franceso perché da lui ritenuto troppo vicino al monastero dei frati francescani, circa 200 persone hanno dato vita ad un flash mob di protesa.
Il chiostro è da sempre utilizzato per le celebrazioni di matrimoni civili, ma evidentemente il Comune non ha ritenuto che i gay meritassero pari pari dignità che è prevista dalla legge in virtù di come gli integralisti abbiano reso l'omofobia la loro unica ragione di vita.

«Supporteremo Vincenzo e Beto in ogni luogo che la democrazia ci mette a disposizione per vedere effettivamente realizzato il principio di eguaglianza, senza nessuna eccezione –ha annunciato Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli– anche se occorre costituirsi come parte civile nelle sedi di un Tribunale per i danni che sta ricevendo la nostra comunità da un’azione discriminatoria».
Attraverso Facebook, la senatrice Monica Cirinnà ha aggiunto: «Quel che è avvenuto a Sorrento costituisce una grave violazione della legge sulle unioni civili, per giunta nel secondo anniversario della sua approvazione. Non avrei mai immaginato di dover ribadire, a distanza di anni, che la celebrazione delle unioni civili deve seguire modalità identiche alla celebrazione dei matrimoni [...] Le motivazioni addotte dal Sindaco sono ancora più gravi e surreali: il Chiostro di San Francesco, a dispetto del suo nome, è luogo pubblico, patrimonio di tutta la comunità sorrentina».

Ammirazione verso la discriminazione perpetrata a danno della coppia era stata espressa dal senatore leghista Simone Pillon, l'esponente di Massimo Gandolfini che pare ossessionato dal suo profondo disprezzo verso le famiglie gay.
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