Voce del Trentino ancora contro il Pride: «Lamentano diritti negati, ma pretendono diritti che non gli spettano»


Non passa giorno senza che la Voce del Trentino non se ne esca con un qualche articolo finalizzato a promuovere podio contro i gay.
Il quotidiano ha già sostenuto che i gay sarebbero dei "malati" che vanno "curati" dalla loro omosessualità e che li si debba intendere come portatori di epidemie e causa di Aids. Questa volta si lanciano nel sostenere che i gay non abbiano diritti dato che i diritti spetterebbero solo a Mario Adinolfi.

Da prassi, l'offensiva passa attraverso una presunta lettera che viene firmata a nome di un tal Gianpaolo Taddia, introdotta dalla consueta fotografia messa lì per deridere i gay attraverso immagini decisamente fuori contesto. Segue un titolo che preannuncia già il carattere denigratorio del testo: "Gay Pride Trento: Lamentano diritti negati, ma pretendono diritti che non gli spettano".

Egregio Direttore,
a sentirli chiedono solo il rispetto dei loro “diritti”. Chiedono solo di essere rispettati. Perché, esiste qualcuno in Italia che ha il nulla osta per picchiare i gay in quanto gay? Esiste una legge che fa dei gay dei cittadini di serie b?
No, per nulla. I diritti dei gay sono tutelati come quelli di ogni altra persona, nera, bianca, gialla, di qualsiasi fede o tendenza.
E allora cosa vogliono? Perché sfilano con il sedere di fuori, cinture sadomaso, falli al vento…?
Per imporre agli altri il loro modo di vedere! Imporlo ai cattolici, che seguendo il Vangelo, considerano gli atti omosessuali peccati gravi.
Imporlo a tutti quelli che ritengono che la natura dimostri chiaramente cosa è naturale e cosa non lo è.
Imporlo alla Costituzione italiana, che prevede che esista un solo tipo di matrimonio. Imporlo ai poveri bambini innocenti! Sì, loro sono le prime vittime del gay pride!
Sono vittime di quelle donne lesbiche che si auto-ingravidano con seme maschile, privando i figli di un padre, per tutta la vita, coscientemente!
Sono vittime di quegli uomini che sfruttano il corpo delle donne, espiantando i loro ovuli, usando il loro corpo come un forno (utero in affitto), per prodursi bambini che saranno per tutta la vita senza la mamma!
Bambini prodotti senza padri e bambini senza madri! Questo vogliono i cosiddeti gay, che non coincidono necessariamente con gli omosessuali (molti dei quali, in verità, non vogliono assolutamente il cosidetto “matrimonio gay”).
In più vogliono leggi speciali, come la legge Scalfarotto, leggi solo per loro, per punire duramente chi sostenga che la famiglia è una sola, e che tutti i bambini nascono da un padre e una madre.
Lamentando diritti negati, ma pretendono diritti che non gli spettano. Questa è la verità.

Alle mistificazioni e alle tante bugie contenute nella missiva non segue alcuna precisazione della redazione. A detta loro, tutto può essere dichiarato anche se false e lesivo della dignità umana.
Siamo alla terza lettera di presunti lettori in cui ci stocca sentire che i gay manifesterebbero con «il culo al vento» o che li di debba ritenere un'offesa a Dio. Si giura che la legge Salfaroitto sarebbe un privilegio, anche se si tace sul fatto che Adinolfi ne benefici in virtù di come sostenga di essere "cristiano".
Si attribuiscono parole mai pronunciate nella bocca delle proprie vittime, si stupra il nome dei bambini per slogan populisti, ci si attribuisce arbitrariamente la verità così come Adinolfi gli ha insegnato a fare e si mistifica l'omofobia negando l'esistenza di quelle aggressioni che riempono le pagine di cronaca.

Se qualcuno si domandasse il perché di tanta ferocia, la risposta pare abbastanza evidente: l'editore de La Voce del Trentino è Roberto Conci, candidatosi alle elezioni provinciali con il partito di Claudio Cia (noto per le sue numerose mozioni omofobe). Il Dolomiti sottolinea l'incoerenza di un soggetto politico che millanta di gestire un «quotidiano indipendente» finanziato da denaro pubblico, denunciando anche come la testata abbia abbondantemente abusato di fake-news come strumento politico per incoraggiare il razzismo e le politiche del loro editore.
Non era vera la storia del bambino morto trovato in un cassonetto a Trento Nord (che ha costretto le forze dell'ordine a sottrarre risorse alla popolazione per indagare su una bufala). Non era vero il caso dei ragazzi che a Brentonico avrebbero allevato polli con l'aviaria. Era falso il video di un profugo che dicevano avesse fondato una macchina dei carabinieri a Trento. Persino nel caso dello stupro di Rimini, La Voce aveva diffuso le fotografie di quattro persone che non c'entravano nulla con i fatti.
Conci ha persino violato ogni regola deontologica nel pubblicare le immagini di un'udienza a porte chiuse (che tanto per cambiare riguardava uno straniero) rubate da una telecamera di sorveglianza interna del Tribunale di Trento. È restato impunito ed ora è qui a pubblicare presunte letterine che ci spiegano quanto farebbero schifo i gay in quanto sgraditi a Cia.
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