Anche Maroni tira le orecchie a Fontana: «La legge Cirinnà va rispettata»


La Lega pare intenzionata a voler restare con un piede in due scarpe. Nonostante da ex-presidente di Regione Lombardia avesse negato il patrocinio al Pride e avesse illuminato il Pirellone con la scritta "family day", Roberto Maroni ha tirato le orecchie al ministro Fontana per le esternazioni volte a negare l'esistenza delle famiglie gay:

Fontana è un giovanotto che deve rendersi conto che non è più all’opposizione a Bruxelles e che quello che dice coinvolge tutto il Governo. È stato un peccato di gioventù. Io sono per la famiglia descritta dalla Costituzione, ma c’è una legge, la Cirinnà, e va rispettata.

Se resta opinabile il suo sostenere che la Costituzione negherebbe dignità alle famiglie gay dopo che la Consulta ha sancito come l'unico distinguo sui sessi dei coniugi sia presente esclusivamente nel codice civile, il richiamo pare comunque dettato dalla volontà di prendere le distanze da un'omofobia populista che a detta della Lega va bene per fare opposizione.
Nel frattempo è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, a schierasi al fianco di Fontana con i soliti ritornelli tipici del fondamentalismo: «Sarò d'accordo con lui se vorrà rendere la pratica dell'utero in affitto, abominevole, un reato e stabilire il divieto di adozione per le coppie gay».
Per adottare, dunque, si potrà essere eterosessuali pedofili purché la signora Meloni veda un pene che penetra una qualunque vagina. Inoltre il suo voler specificare un preciso orientamento sessuale non chiarisce se la signora sia favorevole all'adozione di figli avuti mediante gpa da quella maggioranza di eterosessuali che vi accedono (e che, contrariamente ai gay, possonofarlo anche in Paesi in cui è possibile sfruttare la povertà delle donne).

E pensare che, solo pochi anni fa, la Lega partecipava ai Pride e chiedeva il matrimonio egualitario.
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