È il 23° anniversario della vergognosa Mozione 336


È Pianeta Milk Verona a raccontarci una vergogna che nessuno ha ritenuto di dover cancellare negli ultimi 23 anni. Era il 14 luglio 1995 quando il consiglio comunale di Verona approvò la mozione 336 che sanciva la loro contrarietà al principio costituzionale della pari dignità.
Nel rigettare la Risoluzione A3-0028/94 "Sulla parità di trattamento degli omosessuali nella Comunità Europea", l'amministrazione veronese scrisse nero su bianco che i cittadini lgbt erano ritenuti persone «non gradite», «contro natura» e «pericolose» per la società.

La mozione 336 è un documento che venne proposto da un gruppo di consiglieri comunali di destra con il consigliere Francesco Spiazzi del PPI quale primo firmatario. Durante il dibattito pubblico che ne seguì, il consigliere della Lega Nord Romano Bertozzo fu capace di affermare: «Il brutto, l’osceno, lo schifo è di moda? Lo vogliamo importare qui da noi, per la famiglia? Considerando la nostra cultura e paese altamente di fede cattolica, se [i gay] vogliono e pretendono la par conditio, allora dobbiamo farli “capponi” per la tranquillità di tutti. Noi diamo loro l’unione per vivere assieme e loro cedono alla nostra chirurgia i loro attributi».
La frase scatenò un'ondata d'indignazione, ma anche qualche vergognosa forma di approvazione e sostegno da parte di quelle frange che negli anni daranno poi vita al fondamentalismo cattolico. Mentre la sindaca di Forza Italia si dichiarò "equidistante" da chi voleva la criminalizzazione dell'omofobia e chi chiedeva pari dignità, il 14 luglio 1995 il consiglio comunale approvò il seguente testo:

Considerato che in data 8 febbraio 1994 il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione A3-0028/94 nella quale – tra l'altro – si invitano gli Stati dell'Unione Europea:
a porre “termine alla disparità di trattamento omosessuale nelle norme giuridiche e amministrative concernenti la previdenza sociale, nelle prestazioni sociali, nel diritto di adozione, nel diritto successorio e in quello delle abitazioni, nonché nel diritto penale e in tutte le relative disposizioni di leggi (punto 7)”;
“ad aprire alle coppie omosessuali tutti gli istituti giuridici a disposizione di quelle eterosessuali (punto 9)”;
a costituire un diritto di matrimonio, di adozione e di affidamento fra individui dello stesso sesso; a prevedere il diritto a sovvenzioni a istituti sociali e culturali di lesbiche e gay (punto 13).

Considerato che, a prescindere dalle singole convinzioni morali e religiose, l'omosessualità contraddice la stessa legge naturale e l'applicazione della succitata risoluzione avrebbe, tra l'altro, effetti fortemente negativi sulla formazione psicologica e umana dei giovani i quali, nella promiscuità tra famiglie omosessuali ed eterosessuali, vedrebbero cadere uno dei fondamenti minimali dell'ordine familiare, ossia un'unione stabile tra uomo e donna.

Visto l'art. 29 Cost. Il quale dispone che “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale (ovviamente tra uomo e donna) fondata sul matrimonio”;
vista la mozione approvata dal Consiglio comunale in data 8 settembre 1994 nella quale, al punto 1), si afferma che “sola e autentica famiglia è la società naturale avente per fondamento il matrimonio tra uomo e donna, e aperta alla vita”;

RESPINGE

nel rispetto di un elementare principio naturale, il contenuto della risoluzione A3-0028/94 approvata l'8 febbraio 1994 dal Parlamento Europeo;

IMPEGNA

L'Amministrazione comunale a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie “naturali” costituite da un uomo e una donna.

Interessante è osservare come il documento tentasse di modificare la Costituzione attraverso aggiunte spacciate come "ovvietà" tutt'altro che provate. Secondo tale pratica, infatti, si potrebbe anche sostenere sia "ovvio" che i matrimoni non debbano essere interazionali, che sia "ovvio" che alcuni articoli non si riferiscano a determinati gruppi sociali o chissà quale altra amenità. Peccato che la Corte Costituzionale abbia già chiarito che la Costituzione non vieta in alcun modo i matrimoni tra persone dello stesso sesso, così come nessun articolo può contraddire gli altri (motivo per cui l'articolo 3 renderebbe vano ogni tentativo di inclusione di distinguo).
La mozione venne approvata con 21 favorevoli, 11 astenuti e 6 contrari. negli ultimi 23 anni, non è ancora stato approvato un testo che cancelli le inaccettabili affermazioni ivi contenute.

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