In occasione del Milano Pride, Viotti lancia la campagna: "La regione che non c'è"


Sabato pomeriggio oltre 250mila persone hanno preso parte al Milano Pride dandosi appuntamento dinnanzi ad una sede di Regione Lombardia che sembrava preccocheé abbandonata. Sarà anche che il sabato non si lavora, ma la porta di quel palazzo è restata chiusa anche nella concessione di patrocini dinnanzi ad un governatore che ha più volte ribadito che per lui quelle 250mila persone valgono meno delle 75mila che erano a Pontida a chiedere la loro discriminazione. Anche domenica non si lavora, ma Attilio Fontana era presente sul palco di un raduno monocolore che inneggiava ad un Matteo Salvini e alla sua promessa di una graduatoria nella dignità delle vite umane: prima gli italiani, prima i settentrionali, prima i padani, prima i beneficiari dei 50 milioni di euro sottratti agli italiani dalla sua Lega.
Dinnanzi a tutto ciò, è in concomitanza con il Milano Pride che l’eurodeputato e co-presidente dell'Intergruppo per i diritti lgbti al Parlamento europeo ha lanciato la campagna social e di affissioni dal titolo "La Regione che non c’è".

Spiega Viotti: «Le Istituzioni lombarde stanno provando a spegnere i riflettori sui diritti LGBTI. Il mancato patrocinio al Milano Pride– non solo da parte della Giunta, come gli altri anni, ma anche del Consiglio regionale– è un segnale che non può essere messo a tacere, che ci deve far partecipare al “pride” con ancora maggior orgoglio. I riflettori in questi anni sono stati purtroppo ben puntati, invece, su politiche conservatrici e retrograde, come il Family Day. È per questo che abbiamo voluto accendere il Pirellone con i colori dell’arcobaleno per illuminare Milano e la Lombardia con la luce dei diritti. Una Regione aperta, inclusiva, capace di trovare nella diversità un motivo di arricchimento e non un veicolo di intolleranza è l’obiettivo cui tendere [...] Per quanto mi riguarda sarò sempre dalla stessa parte: quella dei diritti, contro ogni tipo di oscurantismo. Nelle Istituzioni come nelle piazze, la strada da fare è ancora tanta e, in questo momento, ancora con più forza, dobbiamo continuare a inseguire la nostra luna: la piena uguaglianza di tutte e tutti».

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