Matteo Salvini minaccia chi dissente: gli ordini del "capitano" varrebbero più delle leggi internazionali

Matteo Salvini ha lavorato bene. In un'Italia in cui tutto tutto va a catafascio e cui non esiste alcuna speranza di futuro per quei giovani che dovessero decidere di non emigrare in Paesi civili, lui continua a raccontare che basterebbe rinchiudere i migranti nei lager libici e tutto andrà a posto. D'altra parte il suo populismo si basa insistentemente sul lavorare contro qualcuno e mai contro qualcosa. L'italico padano non deve occuparsi di come il "comandante" gli abbia fregato 40 milioni di euro o di come da europarlamentare assenteista si pagasse cene da migliaia di euro pagati con le loro tasse, deve essere indottrinato ad odiare la Boltridini, inveire contro Saviano e lasciare che lui possa farsi i cavoli suoi a loro spese.
L'ultima follia è stata denunciata da Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, i quali spiegano come l'autorità marittima di Panama sia stata «costretta a revocare l'iscrizione dell'Aquarius dal proprio registro navale sotto l'evidente pressione economica e politica delle autorità italiane».
Con il suo proverbiale atteggiamento da bulletto, Salvini ha replicato con insulti contro l'operato delle ong che lavorano instancabilmente per salvare vite umane in mare. A suo dire, sarebbe «evidente che nessun Paese al mondo voglia prendersi la responsabilità di essere identificato con una nave che intralcia le operazioni di soccorso in mare, rifiuta il coordinamento con la guardia costiera libica, attacca alcuni governi democratici come quello italiano, pretende di distribuire dei clandestini in Europa e carica decine di persone pur essendo oceanografica. Per questi signori i porti italiani continueranno a restare chiusi».
Insomma, sarebbe evidente che se un uomo che ha preso in ostaggio l'Italia con solo il 17% di voti decide che lui se ne frega delle leggi, chi non obbedisce ai suoi ordini deve essere messo in un angolo, anche con le cattive.

Intanto, al fine di evitare sensi di colpa ai propri elettori, Salvini continua ad allungare la lista di realtà civili e sociali accusate di mentire perché non concordi con lui nel ritenere sicuri i porti libici. Dopo aver sostenuto che i bimbi morti fossero bambolotti e che le immagini diramate dai vescovi italiani per denunciare le atrocità commesse nei lager libici fossero false, il leghista sostiene che mentano i giornalisti a bordi delle navi, mentano gli equipaggi e menta la guardia costiera. Il tutto sostenendo che lui deve essere considerato la prova sul fatto che tutti gli altri avrebbero torto nel raccontare una verità non allineata con la sua.
Sembra di essere così tornati ai tempi del nazismo, dove tutti vedevano il fumo uscire dai camini di Auschwit ma si preferiva far finta di credere alle versioni ufficiali. Il problema è che oggi, come allora, c'è il rischio che siano vite umane a pagare il conto di una politica basata sul populismo.


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