La Lombardia discute una mozione che impedisce la dicitura "genitore 1" e "genitore 2" nei moduli

Mentre la continua soppressione di treni impedisce ai pendolari di poter tornare a casa e mentre la liste di attesa negli ospedali rendono vana ogni speranza di poter ricevere cute tempestive, il consiglio regionale di Regione Lombardia riteneva che la sua massima priorità dovesse essere la ridefinizione dei moduli scolastici in modo da rendere immediatamente identificabile chi abbia un pene e chi una vagina.
La richiesta è stata avanzata dalla Lega di Matteo Salvini, con lo scopo di sperperare risorse pubbliche al fine di ristampare qualunque modulo prevedesse la dicitura "genitore 1" e "genitore 2" con le più restrittive denominazioni di "padre" e "madre".
Lo scopo? Rimarcare che loro non accettano famiglie che non si basino su un maschio ed una o più femmine (almeno tre nel caso di Salvini) perché sentono l'irrefrenabile bisogno di veder indicato dove il maschio padano debba firmare il modulo per veder riconosciuto il suo possesso di un pene.
Nel testo della mozione si sosteneva anche che «negli ultimi anni è avvenuta ad affermarsi la pericolosa tendenza all'utilizzo di progetti di educazione sessuale che prevedono l'insegnamento della cosiddetta teoria gender».
Ma dato che al peggio non c'è mai fine, è in aula che il leghista Giacomo Basaglia Cosentino ha sostenuto che il fantomatico «gender» sarebbe una cosa per cui «un uomo va a dormire uomo e si sveglia e si sente donna».
Il testo non è stato votato e, con 47 voti favorevoli, è stato rimandato in Commissione affari costituzionali.


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