Silvana De Mari paragona i gay al vomito e alla bulimia


Indagata in due distinti processi per promozione all'odio, la signora Silvana De Mari ha trovato accoglienza e visibilità sulle pagine del sito integralista diretto da Riccardo Cascioli. È infatti sulle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana che la fondamentalista appare pronta a sostenere che l'omosessualità debba essere ritenuta simile ad una malattia coma la bulimia. Scrive:

Immaginate un Pride in difesa della bulimia? Che reazione avreste di fronte ad un comunicato sulla discriminazione delle persone che vomitano liberamente, perché se la sentono, e su quei bigotti dei cristiani che la ritengono un peccato considerandola un affronto a Dio e alla natura? Cosa accadrebbe se i medici che provassero a combattere la pratica fossero denunciati? Pensateci e poi sostituite a bulimofobia la parola omofobia.

Se ogni personata dotata di cervello di comanderebbe perché mai bisognerebbe cambiare una parola con un termine che non c'entra nulla, al fondamentalista pare confidare sul fatto che i suoi proseliti non ragioneranno sui concetti dato che la seguirebbero solo per sentir legittimati i loro più perversi pregiudizi.
Un'offesa al sentimento religioso appare anche il suo continuare a ripetere che lei si senta rappresentanza dei cristiani in quel costante abuso della credulità religiosa finalizzata alla promozione dell'odio.

Continuando a sostenere il suo patetico esempio, la signora De Mari si mette a scimmiottare un comunicato del Pride, sostenendo che lo si dovrebbe leggere solo pensando all'omosessualità come ad una malattia:

Immaginiamo di leggere il seguente comunicato: Contro la bulimofobia. La cosiddetta bulimia, in realtà liberazione alimentare, è un diritto umano. La cosiddetta bulimia, cioè l’ingestione di grandi quantità di cibo seguite da liberazione, è un sistema brutale secondo l’ottica ottusa di alcuni, ma sicuramente efficace per procurarsi del piacere e quindi un diritto umano. In questo articolo, preferirò il termine liberazione alimentare. Sia l’ingestione di cibo che la liberazione dello stomaco ora meravigliosamente pieno permettono la liberazione di dopamina dai centri cerebrali del piacere e allentano le tensioni. Le persone che praticano la liberazione alimentare sono persone che elevano dal loro stomaco del cibo che loro vi hanno introdotto, così da alleviare le tensioni e procurarsi piacere, senza in tutto questo danneggiare nessuno.

Se sinceramente c'è da augurarsi che il servizio sanitario nazionale possa garantire le doverose cure che pare necessitare chi partorisce simili scritti, la donna si mette a dire che il cristiano odia i bulimici quanto i gay (anche se curiosamente Pillon non chiede si vieti ai bulimici di potersi sposare, eppure lo chiede contro i gay ad ode di quanto lui si reputi migliore di loro perché gli piacciono le tette e dice che ai figli serva un padre che possa ostentare erezioni alla vista di una donna):

La liberazione alimentare è sempre stata osteggiata e perseguitata sia nel giudaismo che nel cristianesimo, che la considerano addirittura un affronto a Dio e alla natura. Nel cristianesimo il sottolinea “dacci oggi il nostro pane quotidiano” spinge a considerare che una liberazione da questo pane come un evento negativo. Le persecuzioni che i praticanti, quasi sempre le praticanti della liberazione alimentare sono state dure la liberazione alimentare è stata da sempre bollata con il demoniaco termine di contro natura. La liberazione alimentare, il vomito autoindotto per usare l’orrido termine, è definito come segno di dispregio di Dio.
Possiamo immaginare l’odio e l’invidia dei coatti, seduti alle loro tavole, il cibo ingurgitato e tenuto nello stomaco in tempi brevi, rigidi, senza alcuna gioia, senza alcuna leggerezza per la grazia con cui noi giochiamo con il cibo, con i sapori, dentro e fuori, dentro e fuori. La liberazione alimentare è orrendamente disprezzata e punita dalle famiglie. Le giovani donne che praticano la liberazione alimentare sono martirizzate, disprezzate, umiliate. “Mia madre mi ha detto che lei faticava per comprare il cibo che io vomitavo quando mi ha scoperto,” dice una giovane bella donna liberata che ha pagato caro l’aver dimenticato di chiudere la porta del bagno a chiave.

Esatto, dato il paratico parallelo ecco che siamo arrivato alla derisione del coming out, con la fondamentalista che invita i genitori all'odio versoi i figli e che li invita a vietargli si poter essere sé stessi. Non si contano i ragazzi che sono stati spinti al suicidio da chi si comportava come la signora De Mari invita a fare.

Si passa così alla derisione del bullismo omofobico nelle scuole:

Le angherie continuano anche a scuola. Se qualcuno ha sentito i rumori della liberazione in bagno la persecuzione comincia. La fanciulla liberata diventa "quella che vomita", additata come una criminale non solo dagli altri studenti, ma addirittura dagli insegnanti e dal personale non docente, che a loro volta denuncia di aver trovato nel gabinetti gli schizzi che a volte può lasciare la liberazione alimentare, come se fosse l’unica cosa che inzacchera i non certo immacolati gabinetti delle nostre scuole. Lo "psicoterapeuta" Nardone invita le madri delle madri delle ragazze che praticano la liberazione alimentare ad umiliare le figlie tutte le mattine domandando: «Cosa vuoi che ti compri oggi perché tu lo mangi e lo vomiti?».

Nel delirio, si giunge così al capitolo in cui la signora dice che l'omosessualità debba essere "curata":

Chi pratica il vomito autoindotto, della liberazione alimentare, sono spesso umiliate dal personale che dovrebbe essere di cura, endoscopisti, dentisti, personale di pronto soccorso e cardiologi, che si ostinano a ripetere che la liberazione alimentare può causare erosione dello smalto dentario e carie sistematiche, ernia iatale ed esofagite, ulcere dello stomaco e dell’esofago, sindrome di Mallory Weiss (frattura del cardias e conseguente mediastinite) perforazione dello stomaco e peritonite, alterazioni del ritmo cardiaco fino all’arresto. Che sciocchezza: queste cose sono presenti anche in chi non pratica la liberazione alimentare, sono discorsi di fondamentalisti bulinofobi. Se anche fosse, è il costo della nostra libertà e abbiamo accettato di pagarlo e nessuno, infermiere, dentista, endoscopista o cardiologo ha in diritto di ironizzare: «Se non smette di vomitare, signora, è inutile curare l’esofago, è come spalare acqua con un forcone».
Esigiamo rispetto: esigiamo un rispetto assoluto da tutti. Nessuno deve avere il diritto di umiliarci. Da quando alcune valorose personalità come Jane Fonda e la Principessa Diana hanno fatto coming out la situazione è leggermente migliorata, quindi è ora necessario che organizziamo un Pride, una parata di orgoglio, perché lo meritiamo: porteremo secchielli d’argento meravigliosamente pieni di vomito, noi siamo il nostro vomito, la libertà alimentare è la più alta forma di libertà umana.

Dicendo che lei si considera una martire dell'odio omofobico e che vorrebbe poter liberamente diffamare i gay i gay senza doverne rendere conto in tribunale, conclude:

Immaginate di leggere un proclama di questo genere. Avete letto tutto? Site convinti che sia un ammasso di pericolose idiozie? Avete ragione. È un ammasso di pericolose idiozie. Affermo che la bulimia, mangiare e vomitare è una malattica del corpo e dell’anima e che il vomito è ripugnante. Fortunatamente il Pride non lo hanno ancora organizzato quindi posso ancora dirlo.
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