Vent'anni fa moriva Matthew Shepard


Matthew Shepard aveva solo 21 anni quando il 12 ottobre 1998 morì in un letto d’ospedale a causa delle ferite riportate a seguito di un'aggressione omofoba. Il 7 ottobre Venne rapinato, picchiato e torturato perché gay. Fu legato ad una staccionata e un ciclista lo trovò in stato di incoscienza ricoperto di sangue che era stato lavato solo dalle sue lacrime.
La polizia rintracciò ed arrestò i due responsabili dell'aggressione: Aaron James McKinney e Russell Arthur Henderson. Durante il processo, i legali dei due assassini tentarono di sostenere che i loro assistiti fossero stati presi dal panico a causa di presunte avances di Shepard. La Chiesa Cattolica chiese che l'omosessualità della vittima fosse considerata un'attenuante.
Nonostante ciò, McKinney e Henderson vennero condannati a due ergastoli, senza possibilità di uscita per buona condotta. La famiglia Shepard si oppose quando palcuno iniziò a parlare di pena di morte.
Il pastore Fred Phelps, della Chiesa Battista, fece stampare cartelli e slogan omofobi da esibire durante i funerali e davanti al tribunale. L'allora presidente Bill Clinton, tentò di estendere i reati per discriminazione sessuale in tutto lo Stato, ma i repubblicani riuscirono a bloccarlo. Ci vollero altri dieci anni prima che Barack Obama riuscisse ad introdurre quella norma.
Ancor oggi l'integralismo cerca di sostenere che il caso Shepard non sia mai esistito. In Italia fu La Nuova Bussola Quotidiana di Riccardo Cascioli a tentare di riscrivere la storia pur di sostenere che l'uccisione del ragazzo ventenne non sarebbe indice di omofobia.
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