Accoltellata e strangolata. Così l'omofobia russa ha ucciso l'attivista Yelena Grigoriyeva


Le hanno inferto otto coltellate tra viso e schiena, poi l'hanno strangolata. È stata uccisa così Yelena Grigoriyeva, la 41enne attivista lgbt che è stata uccisa perché nella Russia di Putin chi difende le minoranze sessuali è visto come una minaccia all'omofobia di stato.
Il suo corpo è stato ritrovato vicino a casa, a San Pietroburgo. La donna aveva più volte denunciato le minacce di morte ricevute, ma la polizia non aveva dato seguito alle sue segnalazioni.
Il nome di Yelena Grigoriyeva compariva anche su un sito internet (da poco bloccato dalle autorità) che istigava i cittadini russi ad aggredire gay e lesbiche.
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