Giorgia Meloni parla di «invasione» mentre raccoglie firme per creare dei non-italiani
Giorgia Meloni sbraita che lei non ci sta e che da gran "cristiana" quale sostiene di essere, impegnerà ogni sua energia per chiedere che si sancisca l'inferiorità dei bambini a lei sgraditi che nascono negli stessi ospedali dei nostri figli e che frequentano le medesime scuole.
Ricorrendo a quelle paure irrazionali e a quell'intolleranza che rappresentano la sua base elettorale, l'esponente di estrema destra ricorre pure allo slogan della fantomatica «invasione» teorizzata dal leghismo, forse sperando che i suoi elettori siano sufficientemente stupidi da non capire che si sta parlando di bambini che già nascono e vivono in Italia. Fratelli d'Italia esige si imponga loro la cittadinanza di un Paese che molti di loro non hanno mai visto e di cui non parlano la lingua, strizzando l'occhio alle teorie sulla "difesa della razza" ideate in epoca fascista.
Forse la signora confida nel cieco razzismo dei suoi proseliti, ma pare evidente che il suo pretendere che ad alcuni bambini siano negati pari diritti e pari doveri significa creare ghettizzazione. Il suo tentativo di creare dei non-italiani al fine di poter sbraitare che qualcuno vorrebbe «invaderci» significa voler essere gli artefici delle minacce che si cavalcano a fini elettorali.
Non servono particolari doti celebrali per comprendere che se ad un bambino si dice che lui non è parte del gruppo, sarebbe poi patetico lamentarsi se qual bambino crescerà senza integrarsi. Eppure è quanto ama fare la signora Meloni, tutta tronfia nel suo sostenere che la casualità che l'ha fatta nascere in Italia e non in un qualche villaggio della Serbia debba essere ritenuta un "merito" che le conferisce il diritto di inferire contro chi è stato meno fortunato.
Raccogliere firme per chieder che chi nasce, vive e lavora in Italia mentre paga le pensioni degli italiani non debba essere ritenuto parte del Paese significa emarginare qualcuno, probabilmente alimentando la radicalizzazione di chi verrà costretto a creare comunità parallele.
Tutta tronfia per l'endorsement offertagli da Libero, la signora scrive:
Surreale è come la petizione proposta non provi neppure ad inventarsi giustificazioni volte a spiegare perché alcuni italiani non debbano essere ritenuto tale, preferendo chiedere firme in bianco in calce ad un testo che invita i parlamentari a non approvare la legge e al Presidente della Repubblica di non promulgarla (cosa che sarebbe peraltro illegittimo a meno che non sussistano improbabili condizioni di incostituzionalità).
Il tutto attraverso un form in cui il partito di Giorgia Meloni chiede di accettare in bianco delle clausole non esplicitate (rintracciabili solo inserendo manualmente un indirizzo internet) senza dare troppa enfasi a come la petizione vincoli all'adesione alle campagne marketing di partito. E non va meglio se si consulta la privacy policy, nella quelle si afferma che il sito faccia uso di cookie di tracciamento anche se provvisto della fascia informativa prevista dalla legge e in cui si afferma che i dati personali raccolti dal sito sovranista saranno collezionati in Francia (pare infatti che la Meloni ha preferito un hosting francese alle nostre aziende italiane) per poi fare riferimento ad un servizio marketing statunitense.
E dato che Fratelli d'Italia afferma di essere impegnato nell'impedire che persone al di sotto del 16 anni possano cominciargli i propri dati personali, pare un po' assurdo che non lo chiariscano anche nelle pagine in cui quei dati vengono raccolti.