La proprietà sfratta i gestori di un caffè romano. Gervasoni se la prende con Conte, la Raggi, i migranti e i centri sociali


La proprietà ha sfrattato i gestori di un antico caffè di Roma, versando loro l'indennità prevista dal contratto. La notizia non sarebbe neanche tale, ma pare tragicomico vedere come Marco Gervasoni vi si appelli per inveire contro il governo dalle pagine del sito di Nicola Porro. Chiamando immotivatamente in causa Conte e i centri sociali, si prova a creare quelle false contrapposizioni che tanto piacevano alla propaganda nazista, sostenendo sia colpa degli altri se i suoi desideri non vengono compiaciuti. Arrivando a sbraitare che lo stato dovrebbe espropriare il caffè e finanziare gli attuali gestori con denaro pubblico, è in un articolo intitolato "Roma c’è posto per i centri sociali abusivi ma non per il Caffè Greco" che scrive:

Lo hanno frequentato Goethe e Canova, Stendhal e Nietzsche, Liszt e Wagner, Marinetti e D'Annunzio, Flaiano e Elsa Morante. In qualsiasi altro paese sarebbe un monumento nazionale da tutelare e proteggere. Ma nella Roma e nella Italia maduriste di Virginia Raggi e di Giuseppe Conte, alcuna autorità di “governo” sembra interessata alle sorti del Caffè Greco.

Se non si comprende in che modo il governo dovrebbe poter interferire con le decisioni della proprietà, si potrebbe osservare che la banda di Porro non mostrò il medesimo entusiasmo quando Formigoni rase al suolo gli storici locali settecenteschi della prima discoteca gay di Milano con la scusa di dover costruire un parcheggio per il suo lussuoso nuovo palazzo della regione (anche se poi il palazzo espropriato è rimasto un campo incolto). E neppure si stracciò le destre quando il centrodestra cacciò i milanesi dalla Galleria per affittare gli spazi ai negozi per soli ricchi.

Eppure è con convinzione che Gervasoni incalza:

In qualsiasi altro paese, dicevamo, il ministro preposto si sarebbe attivato. Invece Franceschini passa il suo tempo, oltre che a nominare, a trafficare nel gioco politicante, la cosa che meglio gli riesce, a elargire la gestione dei musei a direttori stranieri e, più in generale, come ha scritto qualcuno molto di sinistra come Tomaso Montanari, a trasformare i beni culturali in marketing. Che volete che sia, rispetto alla tattica consistente ad allearsi con l'ultima delle correnti 5 stelle, le sorti di questo caffè. Cappuccini e brioches non mancheranno nella Capitale.
Ancor peggio il sindaco Raggi e il suo assessore alla “cultura”, molto più interessati a giustificare le occupazioni abusive dei centri sociali e a chiedere ai romani di tenersi la spazzatura in casa. Se al posto del caffè Greco nascerà un franchising di biancheria intima, meglio, vorrà dire che produrrà meno rifiuti.
Questa vicenda dimostra, nel suo piccolo, che poi piccolo non è, la concezione condivisa dalle quattro sinistre del governo: il rigetto della tradizione, anzi il suo disprezzo, il progressismo ebete di chi ritiene di vivere solo nel presente e per il presente, con il futuro immaginato semplicemente come una proiezione all'infinito del qui ed ora. Per i progressisti la tradizione è vecchiume, superstizione, pregiudizi: mentre il futuro è solo quello dei “diritti”. E i soldi pubblici preferiscono utilizzarli per mantenere gli immigrati clandestini e per sovvenzionare con il reddito di cittadinanza i loro clientes.

Pareva inevitabile la solita invettiva contro i richiedenti asilo, ovviamente apostrofati con i termini dispregiativi decisi dalla propaganda di Salvini dato che così la Lega sarà agevolata nel cercare profitti dal razzismo. Sempre sbraitando che sarebbe in nome della tradizione che una proprietà non deve poter disporre liberamente dei locali per cui paga le tasse, aggiunge:

Abbiamo parlato di madurismo non solo perché i 5 stelle sono da sempre legati, in ogni senso, al Venezuela del socialismo bolivariano. Ma anche perché tale appare la forma del socialismo oggi: straccione, poveristico, sputacchiante sulla storia e sulla tradizione, in città piene di rifiuti e di ratti, in preda alla criminalità. Almeno le strade della Ddr erano pulitissime e si poteva andare a dormire con la porta aperta.

Insomma, nel mondo populista che campa sulla creazione di rabbia e pare, ogni pretesto va bene per sbraitare contro chiunque si opponga al leghista che invocava "pieni poteri".
Commenti