Salvini come Saddam. Così il leader padano rivendica la proprietà dei cittadini umbri


Lo striscione affisso in Umbria con cui Salvini ha voluto auto-celebrarsi attraverso l'esposizione del suo faccione alla pubblica idolatria è un fatto molto grave. Non solo riporta alle menti i ritratti che i peggiori dittatori esigevano fossero messi per le strade al fine di rivendicare il dominio della popolazione, ma veicola il falso messaggio che la Regione sia diventata sua e che lui possa disporne a proprio piacimento attraverso quella sua marionetta che si portava sui palchi dei SUOI comizi elettorali. Perché, nonostante a governare l'Umbria dovrebbe essere la Tesei, pare evidente a tutti che la comunicazione di Salvini si sia basata per l'intera campagna elettorale sull'affermare che sarà lui a decidere e che si farà il suo volere.
Grave è anche come il fatto non sia isolato. Negli scorsi mesi Salvini era solito travestirsi da poliziotto per sostenere che le forze pubbliche fossero cosa sua. Anche qui mentiva dato che la polizia risponde al capo della polizia e non cero al ministro che non pagava manco gli straordinari agli agenti mentre si autoincensava come loro paladino, ma al leghista medio passava proprio quel messaggio.
Ulteriori perplessità riguardano il messaggio. Salvini annuncia che l'Umbria sarebbe stata «liberata» da non si sa bene cosa. Se un conto sono gli slogan elettorali, un altro è una comunicazione istituzionale che qui pare voler insulta chiunque abbia votato altre persone. E non pare esattamente «libera» un'Umbria in cui da giorni assistiamo ad una processione dei leader del fondamentalismo organizzato che rivendicano il contratto con cui la Lega avrebbe svenduto loro gli umbri in cambio di voti.

L'ultimo proclamo è a firma di Jacopo Coghe, membro della setta di Gandolfini e vicepresidente del Congresso di Verona in cui vari oliarci russi e membri dell'estrema destra integralista teorizzavano che le donne dovessero starsene a casa a produrre figli:


Non è chiaro in che modo si possa sostenere che per rendere «family friendly» la regione si debba garantire che ai suoi figli siano diritti o protezioni se oseranno avere un orientamento sessuale diverso da quello che lui esige abbiano. La loro agenda prevede infatti azioni per la promozione dell'omofobia nelle scuole, vincoli contro il diritto all'interruzione di gravidanza delle donne, un divieto all'autodeterminazione dei malati terminali e una ridefinizione di "famiglia" che consideri tale solo le coppie eterosessuali sposate che hanno prodotto prole.
2 commenti