Salvini già inizia usare il presepe come strumento di promozione dell'odio razziale


Nonostante paia più evidente che evidente che lo scopo di Matteo Salvini fosse quello di abusare di un presunto "sentimento religioso" come pretesto per dare libero sfogo alla sua più becera dialettica razzista, non è chiaro chiaro quale diritto il leader leghista si sia messo a sbraitare con i suoi soliti toni strafottenti che in Italia non debba esserci spazio per la laicità.
Lo ha fatto durante uno dei comizi umbri, iniziando già ad ottobre a rompere le scatole su come lui esiga che ai bambini si imponga il presepe dato che tante vecchiette lo votano proprio perché lui se ne frega del principio costituzionale di laicità:


Con la voce scocciata di chi non ne può più di persone che osano pensarla diversamente da lui, afferma: «Se enti in casa mia e inizi a dire: non mi piace la campana, il presepe, il Natale, il crocefisso, la porchetta, il crocefisso, Gesù bambino, torna a casa tua. Son mica io che devo spegnere le mie campane, eh!».
Peccato che il fatto che lui ami scrofanarsi la porchetta, imporre Gesù bambino agli studenti delle scuole o leccare il crocefisso come oggetto che è ritenuto parte della sua propaganda elettorale, ciò non significa che tutti gli italiani vogliano lo stesso dato che la legge garantirebbe laicità. Sarà che lui odia gli stranieri, ma queste parole ostentano odio anche per ogni singolo italiano che non dovesse essere espressione delle sue fissazioni.
E, comunque sia, a determinare i confini delle lecite rischieste dovrebbe essere una legge che garantisce libertà di culto. Se lui andasse in un Paese dove è praticato il turismo sessuale, non è che non può denunciare gli abusi perché la popolazione è abituata a vedere gente che abusa sessualmente di minori.
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