I respingimenti in Libia erano illegali. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma


La prima sezione del Tribunale Civile di Roma ha sancito che i respingimenti dei migranti verso la Libia sono stati illegali e chiunque li abbia ingiustamente subiti abbia il diritto di vedersi risarcire il danno e a presentare domanda di protezione internazionale in Italia.
Sotto accusa c'erano quegli accordi con la Libia che tanto piacevano all'ex ministro Salvini, i quali prevedevano il pagamento alle autorità libiche in cambio della reclusione dei richiedenti asilo all'interno di veri e propri lager in cui sono stati commessi violenze e stupri di inaudita ferocia. L'accordo era già stato ritenuto illegittima anche dalla Corte europea per i diritti umani, ma ovviamente i populisti se ne sono fregati.
La sentenza, basatasi interamente sull'interpretazione dell'articolo 10 articolo 3 della Costituzione italiana, che riconosce allo straniero il diritto di asilo e che deve ritenersi applicabile anche quando questi si trovi fuori dal territorio dello Stato per cause a esso non imputabili, ha stabilito che le persone ricorrenti hanno diritto al risarcimento del danno e soprattutto quello di «accedere nel territorio italiano allo scopo di presentare domanda di riconoscimento della protezione internazionale ovvero di protezione speciale, secondo le forme che verranno individuate dalla competente autorità amministrativa».

Riccardo Noury ha commentato ad Adnkronos: «È una sentenza importante, che spero crei un precedente sul dettato della Costituzione italiana ribadendo che il respingimento è un atto illegale e non solo, è previsto un risarcimento del danno nonché la possibilità di accedere all'interno del Paese e chiedere una forma di protezione internazionale. Con questa sentenza si ribadisce non solo un punto morale sulla giustezza del soccorrere ma anche che tutto questo è legge, è previsto dalla Costituzione. Questa strada di attivismo giudiziario, di rispetto sul piano legale è una strada che Amnesty intende percorrere sempre di più«.
Secondo Amnesty International, "« evidente la potenziale ricaduta anche in termini numerici su tutti coloro a cui sia impedito nel proprio Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione e che, nel tentativo di entrare nel territorio dello Stato per fare richiesta di asilo politico, sono quotidianamente respinti attraverso prassi illegittime dell’autorità italiana nelle zone di confine terrestri e marittime e di transito nei porti e negli aeroporti».
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