Il Giornale fa vittimismo: «Vogliamo insultare finocchi e ne*ri»


A Francesco Maria Del Vigo piace dare del «negro» o del «finocchio» alle persone e lo grida dalle pagine de Il Giornale. Forse sapendo che in Italia ormai si può scrivere ogni più depravata fesseria senza essere radiati, il signor Del Vigo si mette a raccontare che quei termini erano usati nei film del 1982 e che lui disprezza un mondo che offra maggior rispetto anziché andare bella direzione dell'imbarbarimento padano. E chissà se gli mancheranno anche i film di inizio secolo in cui gli uomini potevano tranquillamente picchiare le lori mogli...

Fatto sta che è ricorrendo ad un indecente populismo che lo scribacchino firma un articolo intitolato "Battute su neri e gay: così il film di Natale sbugiarda i buonisti" in cui scrive:

«Negri», «finocchi» e tette alla vigilia di Natale. Non siamo impazziti. E per fortuna non c'è nulla di sconvolgente, anzi. Perché è finzione e come tale deve essere reale e realistica. Tra le poche certezze del Natale, oltre al panettone, i reportage dalle spiagge assolate di Mondello con tanto di audaci bagnanti dicembrini, le polemiche sui presepi nelle scuole e l'inesorabile ghigliottina della bilancia post abbuffate, ce n'è una a cui teniamo particolarmente. Usanza moderna, pure post moderna, catodica e volatile: Una poltrona per due.
Italia Uno, da ventidue anni, ogni 24 dicembre, manda in onda la celebre commedia di John Landis del 1983 con Dan Aykroyd ed Eddie Murphy.

In un misto di vittimismo e di complottismo, sempre cercando di alimentare odio, paure ed isterie utili all'ideologia salviniana, aggiunge:

Eppure quest'anno, riguardandolo per l'ennesima volta, faceva un effetto diverso. Saranno le esasperazioni del politicamente corretto, le ossessioni boldriniane che ci sono piovute addosso da tutte le parti, le censure reali e virtuali che si sono abbattute sulle parole che definiscono e quindi, inevitabilmente dividono, ma Una poltrona per due rischia di essere il metro di quanto si sono ingigantite le nostre paranoie.
Nella sola prima mezz'ora del film Eddie Murphy viene appellato tre volte come «negro» e altrettante volte altri personaggi vengono accusati di essere «finocchi» (e per sovrammercato ci sono pure delle scene di nudo). E sembra strano sentire queste parole uscire dalla tv. Ma si possono ancora dire?, ci si scopre a pensare. E poi viene un dubbio: prima o poi censureranno film come questo? Bruceranno le pellicole di Amici Miei e dei primi scorrettissimi cinepanettoni trasformandoli in «testi» carbonari da vedere di nascosto? Sono commedie, non diventino baluardo della libertà di espressione. Fateci un regalo tardivo di Natale: non seppellite una risata con le stupidaggini del politicamente corretto.

E purtroppo Del Vigo non ci ha regalato un Nstale senza le sue stronzate. E neppure di comprende che c'entrerebbero quei "buonisti" di cui il violento parla nel titolo, a meno non volesse solo sottolineare che lui e razzista, lui sta con Salvini e lui non riesce manco a capire la semplice trama di un film che condanna i ricchi capitalisti bianchi. Ah già, lui si eccita con le parolacce e non guarda alla trama.
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