Per Marco Tosatti, il contrasto all'odio e al fascismo sarebbe «fascismo»


Il vaticanista Marco Tosatti ha firmato un surreale articolo in cui accusa Facebook di essere «fascista» perché non permette a Casa Pound e Forza Nuova di utilizzare la loro piattaforma per promuovere odio e discriminazione. Al solito, il vaticanista se ne esce con la solita frasetta dicendo che tutti i partiti che non sono vicini al suo amato Salvini sarebbero «stolti» perché «a censura è sempre contro tutti, tutti, e non capirlo è da sciocchi». Peccato che poi lui sia quello che chiede la censura dei libri che incitano alla tolleranza o che accusa di blasfemia ogni realtà pretende sia fatta chiudere perché sgradita alle lobby integraliste in cui lui milita...
Piagnucolando che Facebook abbia osato cancellare alcuni suoi scritti, Tosatti si mette a raccontare che lui non tollera che altre persone possano pensarla diversamente da lui. Dando definizioni arbitrare e discutibili alle sette di istigazione all'omofobia e sostenendo che le sinistre dovrebbero tollerare ogni loro forma d'odio in nome di una libertà di espressione che lui teorizza sia senza limiti a patto che non contrasti con al sua ideologia, si mette a sbraitare che i siti che si definiscono "prolife" sarebbero vittima di censure da parte di Facebook perché «difendono valori cristiani e la famiglia naturale» e lamenta che ciò avverrebbe «senza che si levi un gemito dai difensori della libertà».
Forse al vaticanista andrebbe spigato che anche Gesù predicava che chi semina vento raccoglie tempesta e che i siti che si auto-leggono "difensori" di non-si-sa-cosa attraverso la pretesta di poter stabilire che cosa debba essere ritenuto "naturale" non è un atto di libertà ma un atto di violenza. In fondo anche l'Isis dice di voler «difendere» le tradizioni, ma questo non vuol dire che ci debba andar bene che getti le persone dai palazzi...

Il lungo piagnisteo prosegue dicendo che il suo articolo avrebbe provocato «la reazione dei soliti gruppi squadristi di pressione LGBT, e dopo due giorni l’articolo fu rimosso» dal direttore del suo giornale. Forse fieri di aver vomitato odio, ripropone il testo del suo articolo:

“Il Grande Fratello profetizzato da George Orwell è già qui, e si chiama Facebook. Ieri qualcuno ha segnalato è imposto l’oscuramento sul popolarissimo social del simbolo del “Popolo della Famiglia”, l’organizzazione politica creata da Mario Adinolfi, bestia nera, vittima e il bersaglio dei gruppi di pressione e degli attivisti LGBT, omosessuali.
Fra l’altro alcuni sono arrivati ad attribuirgli qualche responsabilità (indiretta, per fortuna) anche per la strage di Orlando, fino a quando non è emerso che il criminale assassino aveva da anni tendenze e frequentazioni omosessuali.

L'FBi ha appurato che l'assassino di Orlando non aveva «tendenze e frequentazioni omosessuali» come spergiura il vaticanista e già questo spiegherebbe perché un giornale non dovrebbe tollerare chi usa una strage per inneggiare all'amico Adinolfi, soprattutto se dei morti vengono violentati per sostenere che l'ombrofobo sarebbe vittima di odio solo perché fattura e campa sull'omofobia. E l'accusa a cui Tosatti fa riferimento a imprecisate responsabilità (ovviamente spiegate male per renderle pià ridicole) è al messaggio in cui Adinolfi invitava a prendere i fucili contro i gay, esattamente com'è avvenuto...

Il secondo articolo che dice gli sarebbe stato censurato riguarda noi. Nel suo fantasioso racconto, Tosatti dice che Gayburg avrebbe «augurato» o «minacciato» di morte «due noti laici cattolici, Mario Adinolfi, la bestia nera degli omosessuali militanti, e Toni Brandi». Se è opinabile che i due possano essere definiti cattolici, così come è opinabile che Tosatti racconti che «entrambi si battono per la difesa del matrimonio come riconosciuto dalla Costituzione» quando la Costituzione non prevede alcun distinguo sui sessi e la Corte Costituzionale ha chiarito che i distinguo sono unicamente quelli presenti nel codice civile, surreale è come accusi qualcuno di minacciare qualcun altro quando l'articolo diceva semplicemente che Adinolfi e Brandi avrebbero rotto le scatole ancora a lungo dato che avrebbero potuto vivere a lungo.
In questo caso eravamo stati noi a segnalare i fatti, limitandoci a chiedere al direttore de La Stampa di leggere il nostro articolo e di decidere se quanto scritto da Tosatti non fosse da intendersi come una calunnia derivante da una bica strumentalizzazione di frasi estrapolate dal contesto.
In quell'occasione, Tosatti accusò Gayburg di essere causa di attentati terroristici, asserendo che «Di sicuro, giocare con certi termini e con certe idee, è una grossa responsabilità. Vediamo quotidianamente che cosa sono capaci di fare i depressi o gli esaltati di turno, convinti anch’essi di agire per una giusta causa: a Nizza, a Monaco, a Rouen e così via». Buffo che a dirlo sia quello che solo poche righe prima diceva che Adinolfi dovesse poter invitare a prendere i fucili contro i gay senza che si potesse osservare che il terrorista di Orlando l'ha fatto...

Se vi stesse chiedendo perché Tosatti accusi Facebook di essere «fascista» in virtù di come La Stampa avrebbe rimosso due suoi articoli, sappiate che anche a noi non è chiara la cosa. Ma purtroppo è questo quello che lui ha scritto sul suo blog.
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