Giorgia Meloni e il suo elogio al capo redattore de "La difesa della Razza"


È attraverso quel suo account di propaganda in cui il suo nome è affiancato dal vilipendio del Tricolore e un abuso del simbolo dei cristiani perseguitati (che di certo non meritano di essere accomunati ad una populista come lei) che la signora Giorgia Meloni si è lanciata in un elogio al suo Giorgio Almirante:


Peccato che la populista si sia dimenticata di dire che era un fascista, capo redattore de "La difesa della Razza" e responsabile in prima persona di rastrellamenti e deportazione degli ebrei italiani nei campi di sterminio e della fucilazione di minatori e partigiani in Toscana.
Sempre da capo redattore de "La difesa della Razza", il 5 maggio 1942 scrisse anche: «Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti». E forse lo sa bene quella sua discepola che sul razzismo ha basato il suo business.
No pare andare meglio quando il suo Almirante comunicava che «tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena» in una nota della Prefettura datata 17 Maggio 1944:


Definirlo «patriota» significa insultare gli italiani, magari sperando pure di poter strizzare l'occhio ai neofascisti in modo da cercare profitti personali sull'odio e distruggere il mondo che lei lascerà a quella sua figlioletta che ha concepito al di fuori del matrimonio (e dunque contro le regole di quel fondamentalismo di cui si fa promotrice).
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