Il governo polacco manda la polizia ad intimidire le vittime di omofobia che denunciano i loro carnefici


Nella Polonia populista che tanto piace ai neofascisti italiani, capita che il vice primo ministro polacco possa incaricare la polizia di intimidire alcuni studenti che hanno osato denunciare un pressore omofobo.
I fatti risalgono allo scorso febbraio, quando alcuni studenti hanno presentato una denuncia formale diretta al professor Ewa Budzyńska dell'Università della Slesia, il quale si sarebbe presentato nelle aule a proporre «opinioni omofobe, antisemitismo, informazioni incompatibili con la moderna conoscenza scientifica e promozione di idee cattoliche radicali» e «basati su false informazioni incompatibili con le attuali conoscenze scientifiche».
Definiva l'aborto come un «omicidio», diceva che una «famiglia normale» dovesse essere basata sul coito vaginale di un uomo in una o più vagine femminili e diceva che la transessualità fosse «come il comunismo». Insomma, praticamente raccontava stupidaggini come un Jacopo Coghe o un Massimo Gandolfini qualunque.
Da prassi, il professore omofobo si è visto pagare il suo processo dall'organizzazione integralista Ordo Iuris, ossia un’organizzazione legale cristiana conservatrice simile a quella che vien gestita dal leghista Gianfranco Amato. D'altronde si sa che le ricche lobby fondamentaliste pagano bene chi promuove discriminazione contro le minoranze. ma ben più grave è come la polizia abbia ribaltato la realtà dei fatti e abbia trattato le vittime cose se fossero i carnefici: gli studenti sono stati interrogati per ore e molti di loro riferiscono di aver subito vere e proprie intimidazioni.
Ditero quel modus operandi ci sarebbe il vice primo ministro polacco Jarosław Gowin, il quele sostiene che Budzyńska sia un martire dell'omofobia e che è per permettere ad altri professori di poter usare le aule universitarie per promuovere odio che lui ha intenzione di «presentare un disegno di legge per proteggere la libertà di parola e di ricerca nelle università polacche».
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