La Corte Suprema del Brasile ha annullato le limitazioni alla donazione di sangue da parte di cittadini lgbt


Mentre il populista Jair Bolsonaro inaugura una campagna di comunicazione intitolata "il lavoro rende liberi" esattamente com'era scritto sui cancelli di Auschwitz, alla Corte Suprema spetta l'arduo compito di rimediare ai suoi danni.
Tra questi, i giudici hanno posto rimedio alle assurde restrizioni sulle donazioni di sangue da parte di gay e bisessuali. A loro veniva negata la possibilità di donare sangue se avevano avuto rapporti sessuali con altri uomini nell'arco dei dodici mesi precedenti. Nel caso di eterosessuali, si poteva tranquillamente trombare come ricci e magari anche con incontri occasionali (tanto il medico mica può controllare).
La corte di Brasilia ha ritenuto che quelle limitazioni fossero incostituzionali perché imponevano restrizioni sulla base dell’orientamento sessuale. Il ministro Edson Fachin ha osservato: «Invece di consentire a queste persone di promuovere il bene attraverso la donazione di sangue, lo Stato limitava indebitamente la solidarietà basandosi sul pregiudizio e sulla discriminazione».
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