L'arcivescovo Viganò: «Disobbedite al governo e alla Cei. Si dicano messe a rischio della salute e della vita»


In quel costante uso politico della religione da parte del'estrema destra, è il sito di propaganda integralista di Roberto De Mattei ad aver pubblicato una surreale intervista all'arcivescovo Carlo Maria Viganò. Il prelato che va in giro a dire che il Coronavirus sarebbe «la punizione di Dio per i matrimoni gay e la celebrazione della sodomia» non ha perso un solo secondo per sostenere che la Chiesa debba essere ritenuta al di sopra delle leggi dello stato e che lui odia Conte dato che lui pare sentirsi molto più a suo agio tra i populisti e i neofascisti.

Il comizio politico del'arcivescovo parte con il sostenere che la Chiesa vuole essere esonerata dal divieto agli assembramenti anche se questo potrebbe costare la vita ai più deboli e nonostante sarà poi lo stato a doversi fare carico dei costi per curare chi si è infettato nei luoghi di culto a causa dell'imprudenza di un qualche prete incosciente. Il tutto, sempre ammesso che i contagi non siano troppi e che non manchino posti nelle terapie intensive. in quel caso, infatti, chi si è contagiato nelle chiese potrebbe far mancare posto per chi si è infettato pur rispettando le leggi e cercando di salvaguardare la salute pubblica.
Ma è per via indiretta che il prelato ci spiega che chi vuole commettere un omicidio dovrebbe farlo in chiesa dato che lui assicura che quei luoghi siano estranei alle leggi dello stato. Poi incalza:

Il Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano riconosce alla Chiesa, come suo diritto nativo, la piena libertà e autonomia nello svolgimento del proprio Ministero, che vede nella celebrazione della Santa Messa e nell’amministrazione dei Sacramenti la propria espressione sociale e pubblica, in cui nessuna autorità può interferire, nemmeno con il consenso della stessa Autorità ecclesiastica, la quale non è padrona ma amministratrice della Grazia veicolata dai Sacramenti. La giurisdizione sui luoghi di culto spetta quindi in toto ed esclusivamente all’Ordinario del luogo, che decide in piena autonomia, per il bene delle anime affidate alle sue cure di Pastore, le funzioni che ivi si celebrano e da chi debbano essere celebrate. Non spetta al Primo Ministro autorizzare l’accesso alle chiese, né tantomeno legiferare su cosa possa o non possa fare il fedele o il Ministro del culto.

Dopo aver sostenuto che i preti dovrebbero fare quello che vogliono, l'arcivescovo si mette a giocare a fare il giurista e viola il concordato nel mettere becco su questioni dello stato, asserendo che i decreti per il contenimento del contagio da Coronavirus avrebbero «violati i diritti superiori e prevalenti garantiti dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Anche se non stessimo parlando della Religione Cattolica, particolarmente tutelata dal suo status speciale, la sospensione del diritto alla libertà di culto implicato dai Decreti del Primo Ministro è chiaramente illegittima, e confido che vi sarà chi vorrà dichiararlo ufficialmente, ponendo fine a questo indecoroso delirio d’onnipotenza dell’Autorità civile non solo dinanzi a Dio e alla Sua Chiesa, ma anche nei confronti dei fedeli e dei cittadini».
Ed è interessante che lui parli di "libertà di culto" nonostante la pandemia abbia portato alla limitazione di tanti diritti, ad iniziare dalla libertà di movimento. Ma, evidentemente, lui vuole avere più diritti degli altri.

Immancabile è anche il suo sostenere che ogni prete deve decidere della vita e della morte di chi vive nelle vicinanze come se fossimo nel Medioevo:

I Vescovi non devono aspettare che un organismo senza alcuna giurisdizione dica loro cosa fare: spetta a loro decidere come comportarsi, con prudenza e saggezza, per garantire ai fedeli i Sacramenti e la celebrazione della Messa. E lo possono fare senza dover chiedere né alla CEI né tantomeno allo Stato, la cui autorità finisce davanti al sagrato delle nostre chiese, e lì deve fermarsi.

Difendendo i preti che celebrano messe e creano assembramenti rischiosi per la salute pubblica. è con una violenza inaccettabile che il prelato si metta a sbraitare:

Il silenzio supino della CEI, e di quasi tutti gli Ordinari, rende evidente una situazione di subalternità allo Stato che non ha precedenti, e che giustamente è stata percepita dai fedeli e dai sacerdoti come una sorta di abbandono a se stessi: ne sono emblematico esempio le scandalose irruzioni della forza pubblica in chiesa, addirittura durante la celebrazione della Messa, con un’arroganza sacrilega che avrebbe dovuto suscitare una immediata e fermissima protesta da parte della Segreteria di Stato.

A quel punto, l'arcivescovo pare volerci chiarire che a lui non frega nulla delle messe ma a lui interessa solo usarle per attaccare il Vaticano e cercare di portare potere temporale alle frange integraliste:

Il Cardinale Parolin, nella veste di sponsor del Presidente Conte, si trova in grande imbarazzo ed in conflitto di interessi. Appare evidente che, invece di tutelare la sovranità e la libertà della Chiesa in fedeltà alla sua alta funzione istituzionale di Segretario di Stato, il Cardinale Parolin ha vergognosamente scelto di schierarsi a fianco dell’amico avvocato. Nemmeno gli interessi economici del cosiddetto volontariato cattolico potrebbero giustificare una tale opzione. Mi riferisco alla scandalosa spartizione dei fondi pubblici destinati all’ospitalità degli immigrati clandestini, di cui papa Bergoglio e la CEI sono in gran parte beneficiari e, allo stesso tempo, strenui promotori. A

Poteva forse mancare un accenno razzista per conquistare il favore di neofascisti e leghisti? Ed è secondo i piani geopolitici di Steva Bannon e della Lega di Matteo Salvini che il prete cerca di usare la messa come pretesto per attaccare il Papa:

Il Comunicato diramato domenica sera aveva evidentemente un’approvazione del Presidente Cardinale Bassetti, che a sua volta doveva essersi consultato con Francesco. Sconcerta che, nel volgere di poche ore, il pulpito di Santa Marta sconfessi la CEI e inviti i fedeli e i sacerdoti ad un’obbedienza verso le disposizioni del Governo che non solo è indebita, ma è anche una violazione delle coscienze, deleteria per la salute delle anime.

Ed è sempre dicendo che Dio non sarebbe ovunque e che lui pensa che sia necessario andare in chiesa per poterlo pregare che il vescovo invita al martirio i fondamentalisti:

Non dimentichiamo che i fedeli hanno il diritto, oltre che il dovere, di assistere alla Messa, di confessarsi, di ricevere i Sacramenti: questo è un diritto che viene loro dall’esser membra vive del Corpo Mistico in virtù del Battesimo. I Pastori hanno quindi il sacro dovere – anche a rischio della loro salute e della stessa vita, quando richiesto – di assecondare questo diritto dei fedeli, e di ciò dovranno rispondere a Dio, non al Presidente della CEI né tantomeno al Presidente del Consiglio.

Tirando in mezzo anche la dittatura di Franco nonostante qui si parli di una pandemia e del rischio di far uccidere i cittadini di uno stato, Viganò se ne esce dicendo:

Mi permetto di rivolgermi ai miei confratelli nell’Episcopato: credete che, quando in Messico o in Spagna chiusero le chiese, proibirono le processioni, vietarono l’uso dell’abito religioso in pubblico, le cose siano iniziate diversamente? Non permettete che con la scusa di una presunta epidemia si limitino le libertà della Chiesa! non permettetelo né da parte dello Stato, né da parte della CEI! Il Signore vi chiederà conto delle anime che sono morte senza Sacramenti, dei peccatori che non hanno potuto riconciliarsi con Lui, dell’aver voi permesso che, per la prima volta nella storia a partire dall’Editto di Costantino, fosse proibito ai fedeli di celebrare degnamente la Santa Pasqua. I vostri sacerdoti non sono pavidi, ma eroici testimoni, e soffrono per gli ordini arbitrari che impartite loro. I vostri fedeli vi implorano: non restate sordi al loro grido!

Ed è alternando l'abuso del sentimento religioso alla propaganda anti-governativa che l'arcivescovo aggiunge:

Non ci troviamo ancora, almeno in Italia, dinanzi alla scelta cruciale tra la vita e la morte; ma ci viene chiesto di scegliere tra il dovere di onorare Dio e di renderGli culto, e l’obbedienza prona ai diktat di sedicenti esperti, mille volte contraddetti dall’evidenza dei fatti.
Trovo paradossale che in questo inganno, che va ormai disvelandosi anche ai più moderati osservatori di quanto accade intorno a noi, si imponga al Popolo di Dio l’ingrato compito di dover testimoniare la propria Fede dinanzi ai lupi, senza poter avere al proprio fianco i loro Pastori.

E se il messaggio non fosse chairo, è a domanda diretta che il prete annuncia palesta che lui stia invitando «alla disobbedienza all’autorità ecclesiastica ancor prima che a quella civile» in un attacco alla salute pubblica:

L’obbedienza è ordinata alla Verità e al Bene, altrimenti è servilismo. Siamo arrivati ad un tale ottundimento delle coscienze che non ci rendiamo più conto di cosa significhi “dare testimonianza alla Verità”: crede che Nostro Signore ci giudicherà per esser stati obbedienti a Cesare, quando questo significa disobbedire a Dio?

Viganò passa così dal giocare a fare il giurista a giocare a fare lo scienziato, sostenendo che non esisterebbe alcuna pandemia e che l lui non interessano i morti:

Non è questa la sede per esprimere le mie riserve sulla cosiddetta “pandemia”: credo che scienziati autorevoli abbiano saputo dimostrare quello che veramente accade, e quello che viceversa si fa credere alle masse, attraverso un controllo capillare dell’informazione che non esita a ricorrere alla censura per mettere a tacere le voci di dissenso. Mi pare tuttavia evidente che il Covid-19 abbia fornito un’ottima occasione – voluta o meno, lo sapremo presto – per imporre alla popolazione una limitazione della libertà che non ha nulla di democratico, né tantomeno di buono.
Sono prove tecniche di dittatura, in cui si osa addirittura programmare il tracciamento delle persone, con la scusa della salute e di una ipotetica futura recrudescenza del virus. Si pensa di poter imporre un regime tirannico in cui persone non elette da nessuno pretendono di stabilire cosa è lecito e cosa non lo è, quali cure imporre e quali punizioni infliggere per chi vi si vuol sottrarre. Cosa ancor più grave, tutto questo avviene con l’avallo di parte della Gerarchia: se ce lo avessero raccontato qualche anno fa, non ci avremmo creduto.

Insomma, per questa gente la messa è diventata un oggetto da poter stuprare a fini propagandistici e prettamente politici.
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