Porro si mette a raccontare che se «non avessimo fatto il lockdown, non avremmo avuto né più casi né più morti»

È secondo quella ideologia populista in cui tutto è contro qualcuno e nulla è mai per qualcosa che Nocola Porro si mette a sbraitare che lui non il lockdown. E che voleva? Non lo dice, tanto a lui importa solamente abbaiare contro il governo e fomentare inutile rabbia.
La sua autorevolissima fonte è il il professor Battaglia, ossia quello dei 112 errori in 31 pagine. Fii infatti in un libretto uscito allegato a Il Giornale (di cui Porro è vicedirettore) che il professore dell’Università di Modena ripropose le sue solite sciocchezze sul tema del riscaldamento globale in cui si contavano 112 affermazioni sbagliate, di cui 16 nel nella sua "lettera al Papa". Ma è senza curarsi troppo dei dettagli che Porro se ne esce scrivendo:


L'articolo pubblicato da Porro è quasi comico, con passaggi di raro populismo come questo:

Una legge della logica è quella della contro-inversa: se A implica B, allora non-B implica non-A. Mancanza di lockdown implica che si hanno più morti? Allora, a parità di condizioni iniziali, avere meno morti implica che s’è fatto il lockdown. Il caso vuole che al giorno 8 marzo le condizioni iniziali di Italia e di Sud Corea fossero le stesse: entrambi i Paesi registravano 7300 infetti. Orbene, al 4 di maggio l’Italia ne registra 212 mila e piange 29 mila morti, la Sud Corea registra 11 mila infetti e piange 250 morti. Ma in Sud Corea non c’è stato il lockdown che abbiamo fatto noi. Per la regola della contro-inversa, non avessimo fatto il lockdown, non avremmo avuto né più casi né più morti.

Ed è sostenendo che sarebbe bastato lasciare che il virus si spargesse liberamente perché non ci fossero morti che il signor Battaglia se ne esce sostenendo:

Massimamente grazie a mezzi di comunicazione che ricordano quelli cinesi, serpeggia una leggenda metropolitana: è vero che le misure del governo hanno dato un colpo mortale all’economia, ma almeno ci hanno salvato la vita e protetto la salute. Se fosse così, dovremmo essere felici, che quando c’è la salute c’è tutto. Ma non è così. È, quella, appunto, una leggenda metropolitana.

In quel sostenere che tutti i Paesi del mondo abbiano sbagliato a fare il lockdown perché un populista cerca voti dicendo che lui avrebbe risolto il tutto standosene in spiaggia a bere mojito davanti a ragazze pagate da un europarlamentare leghista per sollazzarlo sessualmente, l'obiettivo di Porro si evince nel vedere la rabbia che cerca di aizzare nei suoi proseliti:


E non va meglio quando i suoi proseliti si incazzano perché in trasmissioni televisive registrate prima dell'arrivo del Coronavirus ci fossero persone senza mascherina, ovviamente sostenendo che tutto quello fosse un affronto al povero legalista che si abbevera alla propaganda populista di Porro, di Giordano e degli altri urlatori di estrema destra:


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