Anche i preti rispondono a tono alle mistificazioni di Paciolla contro la legge per il contrasto ai crimini omofobici


Il fondamentalista Sabino Paciolla pare quasi un indemoniato nel firmare una lunga serie di articoli mistificatori con cui cerca di fomentare odio contro legge che estenderebbe le protezione di cui lui lui già gode in quanto sedicente "cristiano" anche alle vittime dei reati di matrice omofoba.
Con la sua consueta ferocia ideologica, il fondamentalista dedica molto spazio a cercare di inventarsi una falsa contrapposizione tra i gay ai cristiani e al sostenere che l'odio sarebbe "opinione".
Afferma che la Legge Reale-Mancino sia lecita se vieta le discriminazioni verso le confessioni religiose, ma diventerebbe una legge che «punisce un modo si pensare e di essere» se a tutela delle vittime del suo odio. Racconta che il contrasto all'odio porterebbe ad «uno stato etico» e se ne esce con stereotipi basati sul suo rilanciare le teorie di chi vuole "curare" i gay:


Sempre sostenendo che l'odio sarebbe fonte identitario dei sedicenti "cristiani" di estrema destra che si raccontano che Dio sarebbe un depravato sessuale che non farebbe altro che pensare a quale buco venga penetrato da Pacciolla, il fondamentalista si lancia pure in appelli ai vescovi perché esercito una indebita ingerenza politica contro i diritti delle loro vittime:




Tra i suoi altri messaggi, c'è pure una mistificazione attorno alle polemiche sulle posizioni integraliste di Arcilesbica, ricondotte ideologicamente al sostener che sarebbe colpa della legge contro l'omofobia se l'Arci non condivide le loro posizioni integraliste. E non va maglio il suo delirio sul fatto che la tolleranza e il rispetto sarebbero una forma di "ostilità" a chi odia il prossimo co al suo starnazzare che la chiesa deve essere omofoba o lui non saprebbe che farsene di un Dio che predica amore e tolleranza.

A contestare le tesi di Pacciolla troviamo anche il direttore Centro Fede e Cultura "Alberto Hurtado" presso Pontificia Università Gregoriana, il quale si è ritrovato suo malgrado a doversi sposare con le urla di Annarosa Rossetto, esponente della setta di Gandolfini ad Imperia:





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