Arcigay contro la Cei: «Triste vedere i vescovi dalla parte dei violenti»


C'e da provare un forte disgusto davanti a dei vescovi che si permettono di attaccare il testo di una legge che non hanno ancora letto sulla base del loro volersi schierare al fianco dei violenti. E non meno ipocrita è come dicano che picchiare un gay per strada sarebbe "legittimo" ed espressione della "libertà di opinione" quando loro denunciano e perseguitano chiunque sia da loro accusato di "blasfemia" per le sue idee. Al solito, hanno due pesi e due misure e chiedono di essere ritenuti dei privilegiati che abusano del nome di Dio per porsi al di sopra degli altri.

«Addolora ma non sorprende ritrovare la CEI sulle barricate di chi contrasta ogni ipotesi di legge per tutelare dall'odio e dalla violenza le persone lgbti, specie giovani e giovanissime», commenta Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. &laqup;Lo spauracchio della legge liberticida o del reato di opinione, del tutto infondato, impallidisce dinanzi alla quotidianità martellante dell'odio e della violenza di origine omotransfobica. L'Italia è l'unico Paese dell'Europa occidentale a non avere legislazioni a prevenzione e contrasto di questi fenomeni e questo è il motivo per cui siamo in coda in ogni classifica europea. Le forze politiche hanno il dovere di dare una risposta alle tantissime persone che hanno subito e subiscono violenze, approvando un testo di legge efficace e concreto, che cominci finalmente ad aggredire il fenomeno. E hanno il dovere di farlo tenendo la CEI fuori dalla porta, stigmatizzandone la scompostezza e il tentativo bieco di eterodirezione e ristabilendo i principi della nostra Carta costituzionale. Già in passato, le gerarchie ecclesiastiche si sono schierate clamorosamente dalla parte dei violenti, coprendo crimini agiti spesso proprio da chi vestiva l'abito talare. E la storia ci ha mostrato che i pastori che proteggono i violenti fanno estinguere il gregge. L'auspicio è che le parti più sane delle istituzioni cattoliche quelle che combattono veramente la violenza, sappiano correggere questa deriva e smentire nei fatti le parole dei vescovi».
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