Cascioli difende l'avvocatessa omofoba di Mantova: si inventa che temerebbe aggressioni ai suoi familiari perché chiedeva impunità per chi picchia un gay


Pare surreale, ma la setta di Riccardo Cascioli pare non avere problemi nel tentare di fomentare odio contro i gay, sostenendo che il contrasto all'odio omofobico provocherebbe la distruzione della famiglia eterosessuale quasi come se loro ritenessero di andare a letto con donne solamente perché temevano di essere picchiati a morte se avessero amato un uomo.

In un surreale articolo a firma di Ermes Dovico, dal titolo "È contraria al Ddl Zan: madre messa alla gogna da Lgbt", è su La Nuova Bussola Quotidiana che leggiamo:

11 luglio, una madre decide di partecipare a Restiamo Liberi e ne spiega i motivi sui social. Un giovane omosessuale la contatta in privato e, nel giro di poche ore, scatta la gogna contro la donna prima su Instagram e poi sui media, che gridano all’“omofobia”. Organizzazioni Lgbt in campo per sfruttare il clima politico e lei che teme per l’incolumità della famiglia. Una vicenda surreale.

Esatto, si inventano che una donna temerebbe per l'incolumità della sua famiglia perché qualcuno ha criticato il suo scendere in piazza contro le aggravanti per chi dovesse picchiare a sangue un gay. Surreale è anche la modalità con cui la setta di Cascioli riesuma la vicenda dell'avvocatessa di mantova che ha organizzato una veglia a sostegno dell'odio invocando il licenziamento dei lavoratori gay. Ma la setta preferisce raccontare che l'omofobia da loro promossa non resisterebbe e che la donna non ce l'avrebbe avuta con i gay:

Non è stata ancora approvata la legge sulla cosiddetta “omofobia”, ma per qualcuno il reato d’opinione in tema di omosessualità esiste già. E così una professionista (avvocato) e madre di famiglia viene messa alla gogna per aver fatto presente sui social network che chi si ritrae in atteggiamenti inappropriati, sia che si tratti di una coppia omosessuale sia uomo-donna, non dovrebbe svolgere professioni a contatto con l’infanzia.

Con buona pace per la propaganda di Cascioli, non pare che la signora parlasse di "atteggiamenti appropriati" mentre si inventava che i gay renderebbero gay i bambini o che li di dovrebbe considerare maggiormente esposti alle malattie.

Mettendo alla gogna il giocane che ha osato contestare la donna in modo ch ei nazifascisti sappiano chi debbano colpire su mandato di Cascioli, l'articolo incalza:

È sabato 11 luglio e a Mantova, tra le 17 e le 18, si svolge una delle numerose veglie previste per quella giornata in diverse città italiane nell’ambito di Restiamo Liberi, l’iniziativa per mettere in guardia sulla portata liberticida del Ddl Zan. La donna, oggi accusata di “omofobia” da diversi media e attivisti Lgbt, vi partecipa. E a fine veglia, similmente a quanto fatto nei giorni precedenti, spiega sui social i motivi della sua partecipazione. Riceve allora in privato, su Instagram, un messaggio di un giovane ventitreenne con tendenze omosessuali, di nome Alessio Madella, che si definisce educatore al Cres e al Grest. Lei non lo conosce, controlla chi sia, vede delle foto sue e del suo compagno in cui i due si baciano, ed esprime a Madella la sua contrarietà rispetto a tale ostentazione. Poi decide di bloccarlo.
Finisce tutto lì? No. Un altro utente di Instagram pubblica un post in cui indica il profilo - completo di nome, cognome, professione e foto - della donna, esortando così i propri follower: «Rega andate a segnalare il profilo di quest’omofoba». Seguono tre faccine vomitanti.
La mamma-avvocato riceve una serie di insulti e intimidazioni, e si vede costretta - per evidenti ragioni di sicurezza - a rendere privata la propria pagina su Instagram. È qui che intanto manifesta in generale - senza fare riferimento all’ormai bloccato Madella - il proprio pensiero, a volte espresso in modo colorito (come nella circostanza in cui ha usato un generico “froci”, termine che peraltro è adoperato da non pochi attivisti Lgbt e romanescamente dalla stessa paladina delle “unioni civili” Monica Cirinnà) e poi ripreso con grande enfasi su alcuni media. Afferma per esempio che «per mio conto gente che si slingua e si pubblica con persone dello stesso sesso e che ne dà pubblicità non dovrebbe stare a contatto con bambini nelle scuole». Aggiunge anche di pensare lo stesso per ostentazioni di questo tipo riguardanti un uomo e una donna. L’altra sua grande ‘colpa’ è aver ricordato che fino a 30 anni fa la stessa Oms catalogava l’omosessualità tra i disturbi psichici, e che in sostanza omosessuali non si nasce, ma si tratta di un disagio da cui si può venir fuori.

Tradotto, dicono che la signora debba poter promuovere teorie prive di fondamenti scientifici che hanno portato alla morte numerosi ragazzi. Dicono che lei debba poter vomitare odio e disprezzo, ma che le sue vittime non dovrebbero poterla contestare. Si inventano anche che la donna rischierebbe aggressioni, evidentemente ricorrendo ad un procurato allarme che puzza di reato.

In breve, la signora ha espresso considerazioni che oggi sono ritenute tabù dalla cultura dominante. Ed è finita subito nel tritacarne mediatico. [...] In tutto questo, il giovane Madella ha reso noto di essersi rivolto all’associazione Athena per avviare una causa legale perché si sente “screditato” dalla signora. A suo supporto sono scesi subito dopo in campo diversi personaggi in vista dell’universo Lgbt come Wladimiro Guadagno detto Luxuria e gli avvocati di Gay Lex Cathy La Torre e Michele Giarratano, quest’ultimo noto per essere il compagno dell’ex senatore del Pd Sergio Lo Giudice, con cui ha fatto ricorso per due volte alla barbara pratica dell’utero in affitto.

Spiegato che loro parlano al maschile delle donne trans come ostentazione del loro odio, immancabile è il loro abuso dei minori per cercare di fomentare odio contro chi si è costruito una famiglia anche se Riccardo Cascioli glielo avrebbe voluto proibire.

Sostenendo che la donna sarebbe vittima di chi non tace dinnanzi agli insulti, l'articolo aggiunge:

La cosa che lascia sconcertati è che i resoconti di questi giorni hanno dipinto il giovane Madella come la vittima della situazione, cioè colui che sarebbe stato “preso di mira” dalla donna contraria al Ddl Zan, quando invece è proprio lei a essere stata provocata in privato, associata alle «persone prive di cervello» e quindi divenuta oggetto di una persecuzione via social e mediatica che oggi le fa temere - a ragione del clima che si respira in parte del paese del Mantovano dove vive - per l’incolumità propria e della propria famiglia.
Inoltre, sottolinea uno dei legali della donna, «il giovane Madella non è nemmeno educatore: per esserlo occorre avere dei titoli, che lui non ha, dal momento che di lui risulta un diploma in una scuola alberghiera ma non una laurea in Scienze dell’educazione».
La questione è certamente diventata più grande dello stesso giovane che l’ha innescata, come dimostra la rapidità con cui le organizzazioni Lgbt sono piombate sul caso per sfruttarlo politicamente. E, insieme a Lizzano, conferma il regime d’intolleranza verso il pensiero pro-famiglia naturale che l’eventuale approvazione del Ddl Zan non potrà che aggravare.

Di certo c'è da vomitare davanti a chi dice che pretendere il licenziamento dei figli gay, inveire contro i giovani che non si lasciano discriminare e creare un mondo che pare dominato dall'Anticristo sarebbe un atteggiamento "pro-famiglia". Il tutto prima di lanciarsi nel loro solito uso politico della religione volto a sostenere che Dio sia omofobo e che odi i suoi figli:

Se già oggi si verifica una gogna simile, che succederà un domani - con il Codice Penale modificato - a un sacerdote che per esempio non volesse affidare il ruolo di catechista o educatore in parrocchia a una persona che si dichiara gay e dunque rigetta l’insegnamento della Chiesa? O a una madre che per motivi simili declina la candidatura a babysitter di un sedicente trans o altro militante Lgbt? È una libertà che, già adesso, vacilla.

E quale sarebbe la "Libertà" nel fare del male al prossimo?
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