Giorgio Ponte insiste nell'attaccare la legge Zan difendendo chi lo disprezza quanto lui disprezza sé stesso


L'organizzazione integralista "Missione patadiso" ha pubblicato una surreale intervista a Giorgio Ponte, noto per essere un professore di religione che non accetta la sua omosessualità e che si è più volte rivolto a Luca Di Tolve nella speranza di poterla "curare" per poter "diventare" un donnaiolo conforme al volere delle sette integraliste. Ovviamente quelle fantomatiche "cure" non hanno funzionato, ma Ponte risulta comune in prima fila nel cercare accettazione dai fondamentalisti ostentando l'odio che nutre verso sé stesso.

Nel presentarlo, i fondamentalisti di "Missione patadiso" scrivono:

Un altro aspetto che ha contraddistinto la sua notorietà, è stato il fatto di considerarsi di tendenza omosessuale, sottolineando però di non definirsi omosessuale o gay, quindi contrapponendosi alla più diffusa e comune ideologia omosessualista che considera questa scelta come una forma nuova d'identità, innata e libera.

Se ovviamente Ponte è libero di disprezzarsi, grave è come questa gente tenti di veicolare l'idea che l'omosessualità sarebbe " una scelta". Parte così la folle teoria per cui Ponte sarebbe gay per "colpa" del padre:

Lo scrittore ha raccontato di essere cresciuto in una situazione familiare particolarmente travagliata, poiché i suoi punti di riferimento erano solo figure femminili e il padre era fondamentalmente assente. Questo scenario ha indotto Giorgio a rifugiarsi in fantasie dove lui prendeva le forme di una principessa da dover essere salvata, cominciando di fatto a provare attrazione per uomini dello stesso sesso, tra l'altro anche più grandi, subendo anche degli abusi in età adolescenziale.
Lo scrittore ha testimoniato che in seguito la fede è stata quella che ha fatto luce sul suo vissuto e sulle scelte che aveva intrapreso, iniziando così un cammino introspettivo di consapevolezza, riconoscendo l'omosessualità o l'attrazione per persone dello stesso sesso non come un'identità ma piuttosto come il suo esatto opposto, in quanto essa rappresenterebbe il sintomo di un vissuto infantile difficile, privo di amore.

Secondo copione, l'articolo fa vittimismo asserendo che:

Questa posizione controtendente ha suscitato fortissime critiche (sopratutto dai partiti arcigay e dalle comunità LGBT) che sono sfociate in insulti e violenze, denotando una mancanza di rispetto della libertà di pensiero. Giorgio Ponte, infatti, ha sostenuto che le influenze mediatiche, quindi anche politiche, vogliono imporre un unico pensiero, trasmettendo l'idea che "il diverso" sia minaccioso e cattivo, alimentando così odio e divisione. Il Ddl Zan e Scalfarotto rappresenta un'azione tipo dell'influenza mediatica, politica e sociale, in quanto essa farebbe leva sulla necessità di una legge specifica per il dilagare incontrollato di violenza e soprusi, e farebbe leva su un continuo stato di frustrazione degli omosessuali, quando in realtà i deputati Zan e Scalfarotto sono ben poco preoccupati del benessere degli omosessuali, ma piuttosto sono preoccupati a portare avanti questo progetto più per interessi di natura economica, in quanto l'approvazione di questo Ddl dà il via a grossi finanziamenti e investimenti per le comunità e i partiti arcigay, di cui loro stessi ne fanno parte.

Detto fa chi dice che i gay dovrebbero odiarsi, ogni commento pare superfluo. Ed è così che si parte con la curiosa teoria per cui proteggere le vittime d'odio sarebbe un affronto a chi dice che gli altri non devono poter vivere in libertà la propria sessualità:

L'omosessualità in sè, intesa come il sentirsi attratti dallo stesso sesso, non è peccato ma è la condizione per cui si può essere tentati, rischiando quindi di peccare. Lo scrittore ha raccontato di essersi sentito graziato perchè nel suo percorso ha incontrato persone di fede che lo hanno fatto sentire amato e lo hanno guidato ad osservarsi e a considerare cosa sia l'amore quello vero e completo, decidendo di non "praticare" l'omosessualità in quanto "palliativo", ma praticare piuttosto l'Amore di Cristo.

La tesi è che l'omofobo deve impedire ai gay di poter vivere in santa la pace in nome di come loro dicano che chi non è come loro sarebbe sbagliato:

Insomma Giorgio Ponte ha voluto dire, attraverso la sua vita stessa e le sue esperienze, che la vera libertà non è fare necessariamente tutto quello che si vuole, ma piuttosto comprendere realmente se stessi, accettando le proprie debolezze per trasformarle. Egli ha avvisato di non cadere nell'inganno delle leggi liberticide che minano la libertà di tutti, sfruttando le ferite e i disagi delle persone per raggiungere scopi lontani da un vero altruismo, alimentando solamente un odio sempre più dilagante e una divisione sempre più netta.

Il tema è che Giorgio Ponte ha già la libertà di odiarsi, ma nulla lo legittima a dire che gli altri dovrebbero essere costretti a subire odio. Ed è gravissimoche un professore che lavora a stretto contatto con degli adolescenti possa dichiarare che gli omofobi debbano avere la "libertà" di perseguitare chi non si odia quanto lui odia sé stesso.
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