Omofobia. Cascioli si mette a sbraitare che lui esige i vescovi vietino il dialogo con i gay
Riccardo Cascioli pare schiumare davanti a temi come il rispetto o l'accoglienza, quasi come se lui non sapesse che farsene di una "religione" che non può essere usato contro gay e migranti. Ed è così che sulla sua Nuova Bussola Quotidiana firma un aberrante articolo intitolato "Avvenire sbarca al Gay Pride, la marcia catto-gay va avanti".
Ovviamente il gay pride non c'entra nulla, ma evidentemente Cascioli ha ritenuto di dover dare falsa testimonianza pur di mettere a frutto quei pregiudizi che ha coltivato per anni contro il diritto di manifestazione delle sue vittime. E scrive:
Tra gli eventi di chiusura del Padova Pride Village, domani sera un incontro su "Chiesa e omosessualità" con il giornalista di Avvenire Luciano Moia, che da anni si batte per promuovere la causa gay all’interno della Chiesa, e il rettore del seminario di Padova, monsignor Giampaolo Dianin. [...] Ovviamente nel silenzio della presidenza CEI e dei vescovi italiani in generale.
E perché mai i vescovi avrebbero dovuto pretendere un bavaglio per chi predica il messaggio di Gesù? Eppure lui insiste nel suo sostenere che lo scopo del suo "cristianesimo" è unicamente la legittimazione dell'odio.
Bisogna essere onesti: date le premesse e il processo avviato negli ultimi anni era solo questione di tempo. Ed ecco che finalmente Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana, sbarca tra gli applausi in una manifestazione del Gay Pride. [...] E domani sera a divertire il pubblico del Village non poteva esserci che lui: Luciano Moia, il giornalista di Avvenire che da anni si batte strenuamente per promuovere la causa gay all’interno della Chiesa. Da parte del Padova Pride è una sorta di dovuto ringraziamento per la sua attività, ed è invitato a parlare dunque di “Chiesa e omosessualità”, che è anche il titolo del libro appena pubblicato da Moia; ma è anche il riconoscimento ormai di una amicizia e di una alleanza, visto che fondatore e grande regista del Padova Pride Village, giunto alla XIII edizione è Alessandro Zan, il deputato del PD che ha dato il nome al disegno di legge contro l’omofobia, attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe chiudere la bocca per legge a chiunque non accetti il verbo omosessualista.
Esatto, prima chiede la censura di chi non la pensa come lui e poi racconta che le aggravanti per i reati d'odio servirebbero a «chiudere la bocca per legge a chiunque non accetti il verbo omosessualista». Alla faccia della coerenza!
Sempre premettendo che Gesù vorrebbe i crimini d'odio e che bisognerebbe censurate chi non la pensa come i fondamentalisti e i nazifascisti, è con il suo consueto disprezzo che Cascioli prosegue:
Zan infatti ha avuto il privilegio di una lunga intervista su Avvenire all’indomani della Nota della presidenza CEI che bocciava proprio il suo ddl. Intervista “in ginocchio”, tesa a rassicurare la CEI, ovviamente firmata da Moia. Insomma, uno scambio di cortesie che loro chiamano “dialogo”, ma che l’allora cardinale Ratzinger nel lontano 1986, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, descrisse in un modo ben diverso: «Un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo» (cfr. Nota sulla cura delle persone omosessuali, no.8).
Insomma, lo scopo del "cristianesimo" sarebbe l'odio. L'amore non è affar loro, perché Dio sarebbe malvagio e trascorrerebbe le sue giornate a rimuginare su quanto lui disprezza quei suoi figli che non sono fatti ad immagine e somiglianza di Cascioli. Ed è sempre abusando della religione e sostenedo che l'omofobia serebbe dogma che prosegue:
A fargli da spalla è annunciato infatti nientepopodimeno che il rettore del seminario vescovile di Padova, monsignor Giampaolo Dianin, il che ci fa nascere anche qualche domanda sui criteri di ammissione a quel seminario (che per le leggi della Chiesa dovrebbe essere negata a candidati con radicate tendenze omosessuali).
Approfittandone per vomitare odio anche contro il Papa, è con un sarcasmo offensivo che il leader ciellino prosegue:
Abbiamo dunque presente nella più importante manifestazione italiana dell’orgoglio gay i rappresentanti della Chiesa istituzionale, che ovviamente si batteranno il petto per le ingiuste discriminazioni a cui la Chiesa cattolica ha per tanto tempo costretto le persone omosessuali; ma ora, finalmente, con la Chiesa di Francesco tutto è cambiato e anche l’omosessualità (non solo le persone con questa tendenza) va vista in una prospettiva nuova, positiva. Insomma, più o meno quello che Avvenire dice ormai apertamente da un bel po’.
Cascioli inizia cosi a dire che i gay dovrebbero disprezzarsi. D'altronde lui ha più volte promosso le fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità tra i genitori degli studenti di alcune scuole sedicenti cattoliche:
Malgrado ciò la presenza di Avvenire (e della diocesi di Padova) a una manifestazione gay di questo genere non può non suscitare pesanti interrogativi. Non stiamo infatti parlando di un luogo dove si incontrano semplicemente delle persone che vivono la condizione omosessuale e che cercano un aiuto, ma siamo nel cuore di un movimento che fa dell’orgoglio gay la propria bandiera, e lo esprime in modi estremi e molto spesso blasfemi (anche per il Padova Pride Village è possibile vedere una gallery fotografica molto eloquente). Curiosamente lo stesso Moia, pur difendendo la necessità del “dialogo” tempo fa metteva in risalto «quello che succede, purtroppo anche sguaiatamente e in modo urtante e persino offensivo per la religione, durante le manifestazioni del cosiddetto “orgoglio omosessuale” che punteggiano nostro malgrado l’estate italiana». Era il 20 luglio 2018; ora le manifestazioni «sguaiate e offensive per la religione» proseguono ma evidentemente non sono più un problema.
Ovviamente è opinabile che i pride offenderebbero la religione, ma il signorino ama raccontare quelle sue frottole a spacciarle come un dato di fatto. Peccato che l'impressione è che i suoi scritti siano molto più sacrileghi di qualunque immagine decontestualizzata lui voglia usare per cercare di rendere il mondo un posto peggiore.
Sempre sostenendo che la tolleranza predicata da Gesù sarebbe "una deriva" e che i vescovi dovrebbero vietare il dialogo, insiste:
Registriamo dunque questo nuovo passo nella trionfale marcia catto-gay, in attesa dei prossimi, e registriamo ancora una volta il silenzio dei vescovi davanti a questa deriva che stravolge il magistero e punta esplicitamente a cambiare la dottrina della Chiesa in materia di sessualità e morale. Si potrebbe obiettare che Avvenire dipende direttamente dalla presidenza della CEI e che quindi altri vescovi non hanno voce in capitolo. Non è però esattamente così: c’è ovviamente una responsabilità diretta della CEI (e chissà a cosa sta pensando il presidente, cardinale Gualtiero Bassetti) - ma per esperienza diretta posso assicurare che quando un vescovo – anche della più piccola diocesi – vuole fare pubblicità alla propria iniziativa diocesana – che sia la lettera pastorale o un convegno – allora si ricorda benissimo di essere uno dei “proprietari” di Avvenire e lo fa pesare.
Restiamo dunque fiduciosi in attesa che qualcuno di questi pastori si alzi a dire “Non in mio nome”, che difenda anzitutto «la verità della persona umana», come diceva Ratzinger, e non la propria cattedra episcopale.
Nel finale, cerca di mettere a frutto pure le polemiche create dalla stampa populista in un tentativo di mettere a frutto il Coronavirus contro chi critica quel Salvini che non rispetta le distanze e non indossa la mascherina. Cascioli chiude così il suo articolo asserendo:
In questi giorni il Padova Pride Village è stato al centro delle polemiche perché le immagini mostrano chiaramente che si fa allegramente festa senza mantenere il distanziamento previsto dalle norme anti-Covid e senza mascherine. Chissà che la direzione di Avvenire e della CEI non siano più sensibili a questo problema.