Tripodi vuole essere chiamato "finocchio", ma accusa Garko di danneggiare l'immagine dei gay


Ferdinando Tripodi sostiene che Gabriel Garko debba essere definito «finocchio» e che lui ritiene che il suo coming out danneggi l'immagine dei gay. A dirlo è quel "gay di destra" che va in piazza con Giorgia Meloni a sbraitare che i reati di matrice omofoba sarebbero "libertà di espressione", che le persone trans non meritino assistenza sanitaria gratuita o che non sia accettabile che lo stato finanzi i rifugi per adolescenti cacciati dalle famiglie sulla base del loro orientamento sessuale. Lo scrive sul suo profilo Twitter:


Ancora una volta non si capisce l'astio del "gay di destra" che va in giro a definire l'omofobia come "una opinione" mentre si vanta di sporgere denunce contro chiunque osi esprimere perplessità sul suo offrirsi a Provita Onlus come il rappresentante dei gay che starebbe con loro contro il contrasto all'omofobia.
Si potrebbe poi notare che il suo voler essere chiamato "finocchio" pare in contraddizione con le sue accuse contro Garko: l'uso di quel termine per definire gli omosessuali è abbastanza recente, dato che la prima traccia conosciuta è contenuta nel Vocabolario dell'uso toscano di Pietro Fanfani edito nel 1863. L'etimologia pare essere il voler ricollegare il termine ai finocchi usati durante i roghi roghi medievali dei gay per compire l'odore della carne bruciata. Da qui dovremmo dedurne che Tripodi finisca con l'auto-dichiararsi meritevole di essere ucciso per la sua sessualità mentre inveisce contro quel coming out di Garko che ha infastidito il suo Pillon e al suo Adinolfi. E le cose non migliorano se come etimologia si sceglie l'uso toscano della parola "finocchi" per indicare qualcosa senza valore, come si evince dal detto "essere come il finocchio nella salsiccia" ad indicare il "non valere nulla".
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