Il populista di Latina torna all'attacco del ddl Zan (ovviamente usando i soliti bambini)


Ferdinando Tripodi pare un disco rotto nel suo proporsi a Giorgia Meloni come l'aspirante candidato populista che dice di non volere più quella legge contro l'omofobia che chiedeva negli anni passati perché ora vuole essere chiamato "fr*cio" ed ora manifesta in piazza con Casa Pound a sostegno dei criminali che delinquono sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere delle sue vittime..
Presidente si una associazione chiamata "Diritti e libertà", sui suoi profili social Tripodi si presenta come un "opinionista televisivo" nonostante non sia ben chiaro dove lavori. Fatto sta che ha trascorso mesi a dire che lui esige che si strappino i figli alle famiglie che li portano al Pride mentre sui giornali di estrema destra si premurava di vomitare odio contro quelle manifestazioni, spesso raccontando retroscena assai improbabili. Oggi pare voler cercare visibilità sostenendo che difendere i crimini d'odio servirebbe a "difendere" una famiglia che lui teorizza si fonderebbe unicamente sul coito vaginale, poi pazienza se babbo è uno di quei "signori" che lascia moglie e figli a casa mentre difende il primato italiano nel turismo sessuale e nello stupro di minorenni.

Ridotto ad auto-attribuirsi attacchi rivolti a terzi solo dopo averli modificati secondo convenienza, il leghista di Latina (ossia una terra che non rientrava nella Padania teorizzata dal suo venerato Salvini) scrive:




Il riferimento parrebbe essere ad una presa di posizione di Zan che risale ad alcune settimane fa, quando il leghista Spirlì (apprezzatissimo da Tripodi) invitò i leghisti ad usare termini dispregiativi come “neg*o e “ricchi*ne”. A lui Zan replicò:

Parole che lasciano noi senza parole. E senza parole hanno lasciato, talvolta per sempre, chi ne è stato vittima. Perché ci sono ragazzi che il peso dell'omofobia, il peso delle parole, non lo hanno retto. Ci sono ragazzi che, dopo esseri stati chiamati “fro*io” per l'ennesima volta, hanno deciso di farla finita, talvolta buttandosi sotto un treno, talvolta impiccandosi, talvolta lanciandosi dal terrazzo di casa. E lo stesso vale per chi, ancora oggi, a causa di individui come il vicepresidente calabrese della Lega Nino Spirlì, deve vivere persino la propria pelle come un marchio di infamia.

Ed è in quell'abitudine dei populisti a fare vittimismo che Tripodi dice che sarebbe stato insultato perché lui dice di difendere i bambini. Peccato che lui dica che l'odio sia una "opinione" mentre sbraita che deve essere fatto divieto poter contestare il suo sostenere che difendere i criminali sia un atto di amore verso quei bambini che, grazie a lui potranno, essere resi vittima di bullismo omofobico:


Finito di proporsi come il "gay di destra" che sta col leghista che vuole essere chiamato "vecchia checca", Tripodi passa al suo solito sostenere che il suo egoismo venga prima della vita altrui perché lui vuole tagliare il panettone mentre la gente muore in terapia intensiva.


D'altronde sono mesi che Tripodi incoraggia atteggiamenti irresponsabili, quasi volesse contribuire alla diffusione della pandemia col suo ripetere che lui non indossa la mascherina, che lui non rispetta il distanziamento sociale, che lui non rispetta le leggi e che lui non vuole pagare le tasse.

Ovviamente racconta pure che il suo Spirlì avrebbe aumentato i posti letto:


Peccato basterebbe leggere l'ordinanza per scoprire che Spirlì non ha creato nulla, ha riconvertito posti letto sottraendoli ad altri malati:



Quindi, ricapitolando, bisognerebbe impedire che ai figli delle coppie gay siano riconosciti i loro diritti giuridici perché lui non vuole siano potuti nascere, bisognerebbe però festeggiare Natale anche se si faranno crepare mamme e papà di figli che sono cresciute in famiglie ritenute conforme ai distinguo di Giorgia Meloni e bisognerebbe ringraziare i leghisti che tolgono assistenza ai malati perché incapaci di contenere quella pandemia che lui dice non debba essere contenuta?
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