La Cassazione conferma la condanna a Carlo Taormina per omofobia


La Cassazione ha confermato la condanna per omofobia di Carlo Taormina, confermando la decisione della Corte d’appello di Brescia. Nel 2013, nel corso di un'intervista radiofonica a Radio 24, dichiarò che lui non avrebbe mai assunto un gay e promosse l'idea per cui si potessero discriminare i lavoratori sulla base del loro orientamento sessuale.
Condannato al pagamento di 10.000 euro, Taormina si era rivolto alla Cassazione, la quale aveva un intervento alla Corte di Giustizia. I giudici avevano così dato ragione a Rete Lenford, riconoscendo che “la libertà d’espressione non è un diritto assoluto e il suo esercizio può incontrare limitazioni, a condizione che queste siano previste per legge e rispettino il contenuto essenziale di tale diritto nonché il principio di proporzionalità“.
Ed è così che ora la Cassazione ha condannato in via definitiva Taormina, sancendo che “pur constatando che l’articolo 21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione”, “tale libertà non ha natura di diritto assoluto e pertanto non può spingersi sino a violare altri principi costituzionalmente tutelati, quali, nella specie, gli articoli 2, 3, 4 e 35 della Costituzione che tutelano la parità di trattamento in materia di occupazione e di lavoro e la realizzazione di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale”.
Taorima ha risposto alla condanna insultando i giudici e dichiarando che «questi sono tempi in cui la Costituzione non conta più nulla e la sentenza ne è la dimostrazione». A dirlo è quel tale che ha contribuito alla nascita di Italia Libera, ossia un partito che cerca di raggruppare Forza Nuova, i gilet arancioni e i no mask.
1 commento