Oltre 400 religiosi di tutte le confessioni chiedono la messa al bando delle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità


Se Adinolfi vuole essere ricordato come il violento che ha convinto centinaia di intolleranti che non si possa essere cristiani" alla sua maniera se non si è omofobi quanto lo è lui, sono quasi 400 i leader di tutte le fedi religiose che sono scesi in campo per chiedere un divieto delle cosiddette “terapie riparative” dell'omosessualità.
Si parla di quelle violenze psicologiche, screditare dalla scienza ma promosse sui palchi dei comizi di Adinolfi o tra i genitori delle scuole sedicenti "cattoliche" dalla setta di Riccardo Cascioli, che si basano sul teorizzare che i gay debbano essere spronati a odiare sé stessi in modo che fingano di essere eterosessuali e dunque conformi ai dettami dell'integralismo organizzato, il tutto nell'incuranza di come molte delle loro vittime sono state spinte al suicidio o a compiere arri di autolesionismo. Ma evidentemente Adinolfi ritiene che la vita di un adolescente non valga quanto il fatturato che lui conta di trarre dal suo urlare che il suo pomiciare con molteplici donne sia l'evoluzione dell'arianesimo teorizzato dai nazisti.
L’iniziativa verrà presentata Londra, sotto forma di una dichiarazione firmata da alti rappresentanti del cristianesimo, dell’islam e dell’ebraismo Tra i sostenitori del progetto figurano l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, il vescovo anglicano di Liverpool Paul Bayes, l’ex-rabbino capo d’Irlanda David Rosen e l’ex-presidente della repubblica irlandese Mary McAleese.
Boris Johnson ha ripetutamente promesso di mettere al bando le “terapie di conversione”, definite nel luglio scorso dal primo ministro come “assolutamente ripugnanti”.
Un sondaggio del 2018 ha evidenziato che il 2% degli adolescenti gay è stato sottoposto quelle violenze e che ad un altro 5% sono state proposte, spesso con conseguenze traumatiche.
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