Camerun. Arrestato con l'"accusa" di omosessualità perché indossava un tanga


È Il Grande Colibrì a raccontarci l'ennesima storia di ordinaria omofobia che ci giunge dal Camerun.
A testimonianza del clima da caccia alle streghe in cui milioni di cittadini sono costretti a vivere in Africa, un uomo di 29 anni è stato arrestato dalla polizia camerunense con l'accusa di essere omosessuale. Il motivo? Mentre saliva a bordo della sua motocicletta, un poliziotto gli ha guardato il sedere e ha intravisto un tanga rosso che sbucava dai pantaloni. Tanto gli è bastato ad arrestarlo, perché diceva che quel capo di abbigliamento non fosse sufficientemente maschile.
In commissariato, il 29enne è stato vittima di ulteriori abusi. Dapprima hanno effettuato un controllo illegale del suo telefonino alla ricerca di fotografie “compromettenti”, poi gli hanno inferto un test anale portato avanti da un sedicente dottore. L'esame in questione non ha alcun valore scientifico ed è catalogato come forma di tortura fisica e psicologica.
Dopo un paio di giorni di reclusione, è stato liberato perché un suo amico ha pagato una tangente di circa 100mila franchi ai poliziotti. Il pagamento di quel tipo di tangenti è una prassi, dato che spesso il motivo degli arresti è un mero pretesto estorcere denaro dietro minaccia di rendere pubblica la notizia. Ed ovviamente è del tutto irrilevante se i fatti sono veri o inventati, dato che la sola accusa è in grado di rovinare la vita delle loro vittime.
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