Il partito di Adinolfi dice che chiamare "genitori" i genitori sarebbe «un'aggressione ai figli»


Il blasfemo giornaletto di Mario Adinolfi continua ad alimentare odio e rabbia sociale a suon di fake-news. Ad esempio, non è vero che verrà reintrodotto la dicitura "genitore 1 e genitore 2" sui moduli di richiesta della carta di identità elettronica dei minorenni, ma forse dire la verità e spiegare che sarà reintrodotta la dicitura "genitori o chi ne fa le veci" non gli avrebbe permesso di cavalcare la propaganda di Gandolfini. Ed allora che fanno? Mentono e per mano di tal Silvio Rossi scrivono:

Mentre l'interesse di tutti viene calamitato dalla Disfida di Burletta in corso tra i due incoscienti Renzi e Conte, disfida rappresentata sul teatrino dei pupi dall'egocentrica regia di Casalino, la famiglia viene nuovamente colpita.
Ultimi episodi in ordine di tempo sono la reintroduzione della ridicola terminologia "Genitore 1, Genitore 2 invece di "Padre, Madre" sulla carta d'identità dei minori di 14 anni, e la decisione della Corte Costitu zionale di riesaminare (prendendo spunto da un caso sollevato dal Tribunale di Bolza no) il primo comma dell'art. 262 del Codi ce Civile in merito all'assegnazione ai figli del cognome paterno.

Ed è così che la mancata discriminazione delle famiglie a loro sgradite o il contrasto al maschilismo diventano "un attacco alle famiglie" in quel loro continuo ricorso a slogan che umiliano il concetto stesso di famiglia.

In entrambi i casi, facciamo notare, non si tratta di semplici questioni formali o lessi cali. Dietro ogni norma c'è una cultura se dimentata, c'è la storia e la struttura di una civiltà. E c'è anche il rispetto di una forma sociale che si è dimostrata valida e ha prodotto sviluppo e progresso.
Naturalmente gli alibi usati da chi fa queste proposte di cambiamento sono sempre quelli, abituali, della lotta alla discrimina zione, del rispetto della donna, del voler uniformarsi all'Europa, della pretesa che tutto questo sia più "moderno" ed evoluto. Ma che siano alibi è del tutto evidente. Abbiamo più volte evidenziato come la discriminazione - al di là del processo di demonizzazione che questa parola ha subito - sia un concetto positivo, significa distinguere tra diversità, è l'atto primario dell'intelligenza. Separare uomo e donna, attribuire ad ognuno ruoli e caratteristiche diverse non significa penalizzare, ma valorizzare. Per quanto riguarda il "Ce lo chiede l'Europa", l'appiattimento passivo e acritico su tutto ciò che viene partorito dalle istituzioni del nostro continente pure non sembra giustificato: l'Europa, pur con tutti i suoi meriti, non sempre ha elaborato scelte condivisibili e passivamente replicabili.

Insomma, il sessismo servirebbe a «valorizzare» stereotipi che loro sostengono siano il fondamento della civiltà mentre inveiscono contro i diritti umani promossi da quell'Unione Europea che loro vorrebbero distruggere perché nemica del sessismo e della discriminazione da loro promossa.

Come al solito, si inventano che l'Europa andrebbe distrutta perché riconosce il diritto di scelta delle donne nonostante Adinolfi voglia obbligarle con la forza a fare quello che dice lui:

Ad esempio, l'Europa in nome dell'uguaglianza dei diritti si batte per le pari opportunità, ma poi calpestando ogni diritto decide di eliminare i più deboli e i non nati con una politica eugenetica. Possiamo davvero se guirla nelle sue decisioni cosi docilmente senza porre dei dubbi?

Contro le famiglie, si inventano teorie ancora più tragicomiche:

Tornando all'offensiva contro il padre e la madre, "Patria" deriva da "Pater", padre. L'attacco contro l'uomo e la paternità, caricando di sospetto e infamia ogni manife stazione che è riferibile al sesso maschile, non solo è un assalto alle radici stesse della nostra storia, ma è un male innanzitutto per la donna, che dal dialogo e dal confronto complementare con l'uomo realizza pienamente se stessa e la propria identità. Di conseguenza è un'aggressione ai figli, ai quali vengono tolti i genitori con un'operazione di svilimento e squalifica dei loro ruoli.

Ancora una volta chiedono che i bambini siano indottrinati a ritenere che il «ruolo» della donna sia subordinato al maschio e che sia la donna a dover pretendere minor dignità sociale. Poi tentano di fare terrorismo asserendo che l'istituzione del matrimonio verrà distrutto dalla mancata discriminazione delle famiglie altrui:

È come se ci fosse una volontà che approfitta di ogni occasione buona per sferrare attacchi e aggressioni alla famiglia: appena l'attenzione è distratta da clamori mediati ci arriva subito la zampata che non ha altro senso e significato se non demolire l'istituto familiare.
Accorgersi che mentre si sale sul ring per affrontarsi sui massimi sistemi e su questioni di equilibri istituzionali (di fatto il solito mercato delle vacche), ci siano sempre manine pronte a siglare più o meno furti vamente iniziative che hanno come unico obiettivo evidente quello di dissolvere la cellula naturale della società in un'indistinta formazione post umana, ci deve mobili tare. Davvero la famiglia naturale fa paura, perché è l'unica forza in grado di arginare la costruzione di una società di individui slegati e senza difese, da poter manovrare e gestire a piacimento.

Peccato che il tema sia stato sollevato prima della crisi di governo e che le teorie adinolfiniani non reggono neppure da un punto di vista temporale. E non meno disgustoso è il tentativo degli adinolfiniani di ridefinire il termine "naturale" come sinonimo di "eterosessuale".
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