Crisi di Governo, Zan: «Se cade la legge contro l’omotransfobia, la responsabilità è solo di Renzi»


Dopo vent'anni, il rischio è che ai gay verrà detto che dovranno attender ancora perché la loro incolumità fisica sia tutelata dallo stato. Il tutto, dopo la feroce e violenta campagna d'odio che ha inasprito il numero di aggressioni a fronte di una destra populista che ama raccontare i neofascisti che i crimini di matrice omofoba sarebbero «libertà di espressione».
Il ddl Zan rischia infatti di slittare o di scomparire a fronte della crisi di Governo lanciata da Renzi per i suoi giochi di palazzo, quasi non avesse fatto già abbastanza danno sociali negando la definizione di «famiglia» alle famiglie gay per compilare i vescovi.

In un'intervista rilasciata a Gay.it, Alessandro Zan ha spiegato: «La legge contro l’omotransfobia è una legge di iniziativa parlamentare. Se dovesse proseguire la legislatura, anche con un nuovo governo dovrà essere chiaro, perché io voglio essere molto netto, che la legge dovrà rimanere una legge di iniziativa parlamentare anche in Senato, senza che vi siano delle posizioni di veto o tentativi di cambiamento dovute all’arrivo di un nuovo Governo [...] Quello che si è ottenuto alla Camera deve essere approvato così com’è anche al Senato. A prescindere dal Governo che ci sarà. Questa è una battaglia che farò fino all’ultimo. Poi è chiaro che se si dovesse scivolare verso il voto anticipato, questi ragionamenti sarebbero vani perché la legge approvata alla Camera cadrebbe».
Zan ha anche sottolineato come «questa sarebbe una responsabilità di Italia Viva e di Renzi, che ha portato avanti un’azione spregiudicata il cui significato è assolutamente incomprensibile per tutti gli italiani», aggiungendo, relativamente al proprio stato d’animo, di essere «molto arrabbiato [...] Non c’è solo la legge contro l’omotransfobia, ci sono tanti provvedimenti che sono frutto di un grande lavoro in commissione, nelle aule parlamentari, che con il voto anticipato verrebbero buttati in mare. Questo crea molta rabbia, noi non siamo qui a passare il nostro tempo per i giochetti di palazzo. Siamo qui, tutti noi, per risolvere i problemi e per migliorare questo Paese, anche sulla sfera dei diritti civili, che vede l’Italia particolarmente arretrata».
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