L'assurdo attacco del Family Day al Comune di Capannori: «Quei video diffondono l'ideologia lgbt»


L'Associazione Family Day andrebbe sciolta come gruppo d'odio. Impegnata giorno e notte a rendere l'Italia un posto pieno d'odio in cui la vita degli adolescenti lgbt sia trasformata in un girone dantesco a causa dei loro pregiudizi, questa volta si sono scagliati contro il Comune di Capannori ritenuto "colpevole" di aver pubblicato in rete dei video che promuovevano la tolleranza. E dato che a loro piace un mondo fare terrorismo diffondendo fake-news finalizzate alla promozione della rabbia sociale sullo stile del loro Donad Trump, se ne sono usciti dicendo pure che «L'ente fa da cassa di risonanza anche a un personaggio che giustificava la pedofilia».

Ancora una volta, il gruppo d'odio fondato da Massimo Gandolfini si propone come un Fabio Tuiach che ce l'ha fatta: i loro associato trascorrono le loro giornate a vomitare odio e pregiudizi, ripetendo a pappagallo i loro ritornelli nella speranza che una bugia ripetura all'infinito possa essere percepita come una verità assoluta. Ed è così che Mario Mieli diventa un «pedofilo» anche se è la Costituzione a dirci che è illegittimo il loro attribuire crimini a chi non è mai stato condannato (e probabilmente mai lo sarebbe stato dato che la mistificazione vale poco in tribunale) per ciò di cui loro lo accusano. Oppure tornano a negare l'esistenza dell'omofobia perché l'Oscad non classifica un reato che non è codificato dall'ordinamento giuridico.

Con la loro solita violenza, l’associazione Family Day di Lucca e Viareggio ha inveito contro il Comune di Capannori per la pubblicazione di uno spot di Arcigay in occasione dell'Idahobit 2018, un vecchio video di "Le cose cambiano", uno spot contro la violenza, un racconto della figura di Mario Mieli e una performance teatrale a sostegno della diversità:

Genera profondo sconcerto dover prendere atto che anche in piena pandemia Covid, con famiglie e imprese in ginocchio, le iniziative pro Lgbt assunte dai Comuni aderenti alla rete Ready (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni antidiscriminazione per orientamento sessuale e identità di genere) siano reputate “prioritarie e urgenti” e pertanto proseguano non solo indisturbate ma addirittura enfaticamente rilanciate. Nel caso specifico si tratta del Comune di Capannori, che a partire dal periodo delle feste natalizie ha deciso di pubblicare sui propri canali social ben cinque video allo scopo di promuovere e diffondere l’ideologia Lgbt+, muovendo dall’assioma che le persone lesbiche, gay, transgender, queer siano oggetto di gravi discriminazioni.
Che questa iniziativa, come la stessa rete Ready sia una mera operazione volta a diffondere l’ideologia gender lo dimostrano dati di realtà. Fermo restando che non è tollerabile qualsiasi forma di discriminazione, i dati dell’Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori), consultabili sul sito del ministero dell’interno, dimostrano che dal 10 settembre 2010 al 31 dicembre 2018 in Italia sono stati segnalati 197 casi di discriminazione “per orientamento sessuale” e 15 casi per “identità di genere” per un totale quindi di 212, il che significa meno di 26 casi segnalati all’anno in tutto il paese. Di fatto l’Italia è uno dei paesi più gay friendly d’Europa. Ancora una volta è chiaro che larRete Ready, e quindi la stessa iniziativa di Capannori, si collocano in una strategia ben più ampia e di natura ideologica, che si propone di promuovere una certa visione della sessualità e dell’antropologia che relativizza la famiglia naturale come uno stereotipo sessista e discriminatorio, da rimuovere e stigmatizzare.

Dicendo che loro sarebbero genericamente contro le discriminazioni, negano un fenomeno sulla base di un dato che non ha alcun senso. Ed è strano che non vedano discriminazioni in quella loro manifestazione vergognosa in cui Gandolfini imponeva cartelli prestampati volti a dire che dare i diritti di cui lui gode a piene mani anche ad altre famiglie fosse «sbagliato».
Poi, in quella solita creazione di false contrapposizioni che tanto piace alle destre populiste, si inventa che impedire che un ragazzo gay possa essere aggredito e picchiato a sangue andrebbe contrapposto alla famiglia eterosessuale, da lui ribattezzata «naturale» in quel suo presumere che i gay sarebbero contro-natura e che li si dovrebbe escludere dalle protezioni costituzionali.è c

Unendosi alle destre nazifasciste nel tentativo di accomunare l'omosessualità alla pedofilia, il loro disgustoso comunicato stampa prosegue:

Purtroppo a questa considerazione se ne aggiunge un’altra, molto grave e inaccettabile: tra i video pubblicati uno ha come protagonista indiscusso Mario Mieli – prosegue la nota – Mieli è stato un attivista gay nato nel 1952 morto suicida a 31 anni che nel suo libro Elementi di critica omosessuale scrive testualmente: “Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino […] l’essere umano potenzialmente libero. Noi sì che possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di eros, possiamo cogliere a viso e braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro […] La pederastia è una freccia di libido scagliata contro il feto […] Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini”. Infine Mieli reputa che “la liberazione dell’eros e la realizzazione del comunismo passano necessariamente e gaiamente attraverso la riconquista della transessualità e il superamento dell’eterosessualità…

Al solito, assistiamo ad un taglia-cuci di una nota in cui Mario Mieli sosteneva semplicemente che i bambini non fossero asessuati come si era solito credere, anche se questo non significava cero che volesse farci sesso assieme. D'altronde anche lo stesso Gandolfini ama dire che lui non vuole che si possa fare educazione sessuale nelle scuole perché a lui piace credere che i bvambini sarebbero asessuati nonostante la scienza dica altra. Se poi lui riconduce la sessualità di un bambino all'idea di sessualità di un adulto, il problema è suo.

Nel finale, dicono che gli eterosessuali sarebbero discriminati dalle campagne contro la discriminazione:

Per tutti i sopraesposti motivi l’associazione Family Day denuncia l’iniziativa del Comune di Capannori come ideologica e discriminatoria. Condanna come gravissima la pubblicazione del video su Mario Mieli e ne chiede al sindaco l’immediata rimozione dai social istituzionali. È inaccettabile che una istituzione pubblica diventi la cassa di risonanza di un personaggio che nei suoi scritti teorizzava tesi pericolose per l’integrità fisica e psichica dei minori.

E chissà se un giorno verranno finalmente rimossi i video della loro organizzazione, riconoscendoli come propaganda all'odio che può danneggiare i bambini.

Ecco i video che l'organizzazione di Gandolfini chiede siano censurati: [1] [2] [3] [4] [5]
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