Il partito di Adinolfi è da vomito mentre invita a chiamare al maschile le donne trans


Gabriele Marconi è l'esponente bergamasco del partito omofobo di Mario Adinolfi. Ed è davvero difficile trovare parole con cui descrivere l'efferata brutalità con cui lo troviamo impegnato nello stuprare il corpo esanime di una donna transessuale a cui lui chiede sia negato ogni rispetto dopo una vita di discriminazioni.
La vittima della sua campagna d'odio è una donna transessuale di nome Gianna, morta sola e nella povertà dopo una vita di emarginazione dettata dalla sua identità di genere. Davanti ad una famiglia che ha affisso manifesti funebri con quel nome maschile contro cui la donna ha lottato per la sua intera esistenza, l'agenzia di pompe funebri Taffo ha voluto dargli dignità stampando nuovi manifesti funebri che riportassero il suo vero nome.

Tanto ha mandato su tutte le furie l'estremista, il quale si è messo a starnazzare come un indemoniato che lui esige si manchi di rispetto alle persone trans perché lui pare voler sostenere che il "cristianesimo" secondo Adinolfi si basi unicamente su un efferato odio verso il prossimo. Parlando al maschile di Vladimir Luxuria e della vittima, è con una violenza indescrivibile che il scrive:


Il bello è che il signor Marconi va in giro a dire che lui deve poter essere genitore perché ha un pene e gli piace infilarlo nelle vagine delle donne. Peccato che chi scrive simili proclami trasudanti d'odio non potrà mai sapere che cos'è l'amore e c'è da pregare che Dio (o i servizi sociali) possano salvare chi avrà la sfortuna di avere un fondamentalista al posto di un padre.
E chissà se Mario Adinolfi riesce a non provare disgusto verso sé stesso nel costatare qual è il frutto del seme avvelenato che lui ha piantato quando ha smesso di giocare d'azzardo e ha provato a fare soldi con il business dell'omofobia.

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Nella foto: Gabriele Marconi insieme al caporedattore del giornale di promozione omofobica di Adinolfi.
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