Il Giornale inneggia ai simboli cristiani sulla TV pubblica, chiamando in causa Povia


I populisti de Il Giornale sono riusciti a trasformare il segno della croce di Amadeus in uno strumento con cui fomentare razzismo ed odio religioso. La loro Novella Toloni pare infatti sostenere che solamente «arabi» e «atei» potrebbero non aver gradito quel gesto che eccita i leghisti nella loro smania di sopraffazione quasi quanto quel loro "capitano" che brandisce i suoi molteplici rosari prima id promettere che lui abbandonerà in mare i naufraghi:


Per difendere il gesto, la giornalista ha pensato di citare il leghista Povia, noto per la sua aberrante canzone in cui invitava a "guarire" i gay dalla loro omosessualità. Dichiara infatti:

Una polemica sulla quale è voluto intervenire anche il cantautore Giuseppe Povia, che ha voluto spezzare una lancia in favore di Amadeus. Il suo? Un gesto di cultura, ha spiegato il cantante: "L'identità occidentale nasce da tre città, Roma, Atene, Gerusalemme. Pensiero giuridico romano, pensiero filosofico greco e Cristianesimo. Il segno della croce, credenti o non credenti, è cultura che non si può rinnegare. Perché le polemiche non si scatenano anche quando i giocatori di calcio lo fanno a inizio partita?". Povia, nel commentare la vicenda, ha ironizzato sul potere del web e delle influenze: "Siamo invasi da Utenti e Utonti, bisogna solo scegliere da che parte pensare. Non guardo Sanremo perché quando non partecipo ci soffro ma se si parla di questo.. forse un Povia che canta cose normali e quindi controcorrente, ci dovrebbe stare".

Il suo cantare "cose normali" ricrederebbero versi come "tutte le religioni sono sbagliate a parte una" o "il Covid non finirà mai perché è un complotto". Ed ovviamente fu portato in tour per le sagre leghiste con quella sua canzoncina che irrideva i migranti e i bambini affogati nel Mediterraneo perché in fuga da fame e guerra.
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