Ungheria, il garante di Budapest ferma la campagna anti-omofobia


Continua la repressione della comunità lgbt nell'Ungheria populista di Orban. Il garante di Budapest ha persino fermato una campagna anti-omofobia e ha avviato un procedimento nei confronti del gruppo Rtl per aver trasmesso uno spot in cui compaiono coppie gay che reagiscono ai commenti omofobi pubblicati online. In quel loro solito abuso dei minori, hanno sostenuto che lo spot non fosse adatto ai bambini.
Nella realtà dei fatti, al potere non è piaciuto uno spot che ha preso di mira la modifica della Costituzione ungherese approvata a fine 2020 in cui si asserisce che, quando si parla di famiglia, "la madre è una donna, il padre è un uomo" e in cui si afferma esplicitamente che "l'Ungheria protegge il diritto dei bambini all'identità sessuale con la quale sono nati” e che si debba imporre loro “un'educazione corrispondente ai valori che sono alla base dell'identità costituzionale e alla cultura cristiana" del Paese.
Secondo Tamás Dombos, amministratore delegato di Hatter Society, il gruppo dietro la campagna pubblicitaria, “l'autorità dei media sta cercando di mettere a tacere i gruppi Lgbtq per impedire qualsiasi dibattito sociale significativo su questo tema”. Ha anche accusato il governo ungherese di aver iniziato ad attaccare i gruppi Lgbtq perché la retorica contro i migranti non aveva più l'effetto desiderato.
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