La nostra solidarità a Facta, vittima della campagna d'odio lanciata da Zaira Bartucca


È con i suoi soliti toni violenti ed offensivi che la sovranista Zaira Bartucca ha deciso di diffamare e insultare anche il lavoro di Facta e del suo direttore.
Poiché lei si propone come la "giornalista" che va in giro a dire che la pandemia sarebbe solo «presunta» e che il 5G serva ad uccidersi tutti, non stupisce che i siti anti-bufala siano per lei come la kryptonite per Superman. Ma il suo atteggiamento diveta quasi comico mentre frigna che abbiano ridimensionato quel suo articolo sensazionalistico in cui lei sostiene che il governo di Israele sarebbe finito «davanti al Tribunale dell'Aja» per «crimini contro l'umanità» a seguito della sua vaccinale.

Nei giorni scorsi la populista aveva confezionato una lunga lettera di insulti e di offese che spacciava per una «rettifica», nella quale tirava in ballo persino Gayburg in quella sua abitudine a diffamare il lavoro altrui. Ora lamenta che non gliela abbiano pubblicata, scrivendo sul suo sitarello:

«Facta –pluri-finanziato sito di debunking strumentale– ci ha rifiutato la rettifica, che deve avvenire entro 48 ore dalla ricezione ed essere pubblicata con rilevanza pari rispetto all’articolo di partenza. La richiesta è stata inviata il 16 marzo via PEC.

Fa abbastanza ridere che a scrivere quelle frasi sia la stessa tizia che da oltre un anno si rifiuta di rettificare le false notizie e i falsi nomi che ha pubblicato contro Gayburg, nonostante sia provata la totale falsità delle sue affermazioni. Evidentemente la signora teorizzi che tutti i maiali sono uguali ma che alcuni maiali sarebbero più uguali degli altri (così citiamo anche quell'Owell che tanto piace alla propaganda neofascista).

A quel punto inizia a lamentarsi che il suo staking sia stato ignorato:

Sollecitazioni alla redazione sono giunte via Whatsapp nella giornata di ieri. Messaggi via Whatsapp sono stati recapitati al numero del direttore Giovanni Zagni, che in tutta risposta ha bloccato il nostro recapito. Facta ha inoltre provveduto a rastrellare i nostri commenti inviati al sito (in cui semplicemente chiedevamo notizie sulla rettifica) e perfino i tweet di @RN_Inchieste tramite cui abbiamo provato a rendere nota anche la nostra versione dei fatti.

Se vi domandate in quale modo qualcuno possa "cancellare" i tweet scritti da altri, sappiate che non è possibile. Nonostante la signora tenti di proporre una visione distorta della realtà, un'immaginetta pubblicata a corredo della'articolo pare chiarire l'arcano: il direttore di Facta non ha cancellato niente, ma ha semplicemente quell'account che continuava pubblicare i suoi articoli sotto tutti i loro post come farebbe un dodicenne:


E se la signora racconta ai suoi proseliti che sarebbe inaccettabile che qualcuno ignori le sue invettive, perché non dice lo stesso di quel suo sitarello di propaganda populista che ci ha impedito di poter sbugiardare la false illazioni da lei pubblicate visto che la signora ci ha negato il diritto di replica previsto dalla legge?


E chi mai darebbe retta ad un profilo che annuncia di essersi trasferito su un social che Wikipedia descrive come un covo di nazisti, suprematisti bianchi ed antisemiti?
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