Adinolfi cerca visibilità sulla pelle di Malika: «Doveva recuperare il rapporto con la madre. L'omofobia non c'entra. Col ddl Zan io verrò denunciato»


«Mi interessa solo il bambini piccolissimo». A dichiararlo non è stato stato un qualche prete pedofilo vicino alle organizzazioni anti-gay, ma quel Mario Adinolfi che ha sostituito la sua prima moglie con una ragazzina molto più giovane di lui solo dopo ver precisato ai giornali che l'avrebbe selezionata sulla base della capacità produttiva del suo utero.
Tutto eccitato all'idea di poter molestare una ragazzina 22enne cacciata di casa perché lesbica, si vanta di essere stato supportato da Cruciani nelle sue invettive contro la vittima. Poi ha preso il simbolo del suo partitino omofobo, l'ha appicciato sulla faccia di Mailka e sui social si è messo a gongolare che lui non tollera che si possa parlare di contrasto all'odio davanti a casi di cronaca che mostrano gli effetti devastanti di quell'omofobia che lui ama promuovere per profitto:


L'intervista è stata la solita accozzaglia di bugie. Adinolfi giura che «nel caso di Marika non sarebbe successo nulla di diverso con il ddl Zan» e poi aggiunge pure: «Ora bisogna vedere se la ragazza ha bisogno del supporto dei genitori. Questo che ha a che fare con l'omofobia?»
La sua tesi è che il solo fatto che Malika abbia potuto sporgere denuncia renderebbe inutili eventuali aggravanti previste nel caso di condanna, giurando che lui non riesce a capire dove sarebbe l'omofobia in un genitore che punisce l'omosessualità della figlia cacciandola di casa.

Poi è ripartito:

Questa roba qui va sui giornali solo perché è funzionale alla legge Zan. È come la storia di Val Aurelia dove picchiano un ragazzo. Quel ragazzo prima aveva picchiato una donna. Un'anziana, poverina. La notizia dell'anziana è stata ignorata perché c'era da discutere solo della storia dell'omosessuale, un matto violento che va rinchiuso e non va più fatto circolare. La legge Zan non serve a nulla. Lo scopo della Legge Zan è quella di registrami e denunciarmi perché io incito all'odio omofobico. Non posso più fare interviste perché sarò sicuramente denunciato ogni volta.

A quel punto Cruciani ha sostenuto che la lregeg Zqan è ingiusta perché al Maurizio Costanzo Show un tizio gli avrebbe detto che lui sarebbe dovuto andare in tribunale se avesse dichiarato pubblicamente che «i gay sono malati» e «sono contro natura». A suo dire, infatti, diffamare persone oneste e incoraggiar odio sarebbe una "libertà" di omofobi che vogliono danneggiare volontariamente la vita a migliaia di persone.
E se è curioso che a decidere i termini delle leggi siano gli inviati dei talk show, Adinolfi è ripartito per la tangente:

L'unica ragione del ddl Zan. Questa è una legge d'opinione che istituisce il reato di istigazione all'odio omofobico. In questo momento, dicendo che i gay che usano l'utero in affitto sono dei criminali, se domani vanno a picchiare Vendola io divento l'istigatore dell'odio omofobica. Io sono andato in trasmissioni televisive a dire che la Chiesa Cattolica, dicendo il suo "no" alla benedizione delle coppie gay, ha istigato l'atto di Val Aurelia. Dicono: io non benedico le "Palme perché quella cosa è un'istigazione contro i gay", l'ha detto il prete di non mi ricordo dove.
La finalità del ddl Zan è solo quella di colpire l'opinione.

Cruciani ha insistito nel dargli ragione: «Non puoi mandare uno in tribunale perché dice fr*cio a qualcuno». Ma curiosamente non frignano quando le sette vicine ad Adinolfi hanno portato in tribunale decine di persone oneste con patetiche accuse di presunta "blasfemia".
Poi è ripartito con la solita del povero papà canadese che lui dice sia ingiustamente denunciato dalla figlia solo perché le ha riservato violenze domestiche in quanto transfobico. Dice che un papà deve avere il diritto di calpestare la dignità delle figlie se risultano non conformi ai suoi desideri sessuali.

Io, per mia figlia, come ha fatto quel papà, andrei in carcere. Mia figlia deve sapere che io farei tutto il possibile [per non riconosce la sua identità e per calpestare la sua dignità]. Questo papà è un eroe della libertà. Quello che avviene è colpa di un pensiero unico totalizzante che mette paura.

Inventandosi le legge, Adinolfi dice che «per la Costituzione repubblicana, due uomini non sono una famiglia». Strano, perché la Costituzione non cita alcuna specifica sul sesso. Ma lui si inventa che se lo dirà, verrà denunciato «e bisogna prendere l'avvocato, si devono spendere soldi... E se lo fai a me, che sono strutturato. Ma se lo fai al militante del mio partito, deve andare in galera».
Adinolfi rincara poi la dose: «Nel mio simbolo c'è scritto "no gender nelle scuole". Io sono stato denunciato tre volte perché io ho presentato questo simbolo alle politiche e alcune associazioni gay non volevano che io potessi correre alle elezioni perché hanno considerato "no gender nelle scuole" una scritta omofobica». Se più che omofobica pare una truffa ingannevole dato che il suo fantomatico "gender" esiste solo nella mente di quel loro prete che è stato indagato per aver molestato dei novizi , non si capisce che c'entrerebbe mai il ddl Zan con denunce che sono state sporte per tuffa agli elettori nonostante il ddl Zan esistesse.
Ed ancora, Adinolfi inizia a starnazzare frasi come. «Ma a voi non dà fastidio Vanity Fair che fa la copertina. E Rocco Siffredi. E la storia di Fedez. Ma non vi opprime tutto questo conformismo?». E davanti ad un Cruccani che si dice favorevole all'adozione ai gay, è mistificando la frase che il pokerista starnazza: «Non ci credo, sei favorevole all'adozione dei gay. Pure l'utero in affitto».
Peccato che la GpA non sia sinonimo di adozione, dato che il suo Gandolfini ha adottato decine di figli mentre lui chiede che ai gay sia vietato poter essere genitori, ricorrendo a quell'unico tema su cui basa il suo consenso da omofobo che non vuole che le donne possano disporre del loro corpo. Ed immancabile è il loro dire i gay andrebbero condannati per ciò che le coppie etero fanno in Ucraina.

Restando senza parole quando gli hanno chiesto se lui dava ragione ai genitori della ragazza cacciata di casa perché lesbica, ha iniziato a dire che lui sarebbe stato insultato perché cattolico ma lui vuole sottolineare che la famiglia di Marika sarebbe di «origine mussulmana» perché lo dice CasaPound. E quindi dice anche he «andiamo in conflitto con il ddl Zan perché il fatto che la famiglia fosse mussulmane è stata omessa. Lì c'è una radice culturale e i colleghi si sono fatti una auto-censura. Perché non conviene dirla questa. Non bisogna dirlo. I giornalisti si autocensurano. E poi se la prendono con una famiglia cattolica romana. E anche il fratello è mussulmano».
Augura poi che la ragazza riprenda un rapporto con la madre che diceva di volerla uccidere, asserendo che «la legge Zan servirà a rendere difficilissimo il recupero di quel rapporto. Farà una guerra che non serve a ricostruire. Fossimo stati civili, avremmo dovuto chiedere il rapporto dei rapporti tra quei genitori e quella figlia»
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