Ancora minacce di morte a Gayburg a firma dei seguaci di Adinolfi


Non è la prima volta che riceviamo minacce di morte da parte dei seguaci di Mario Adinolfi. Ad esempio, aizzati dal loro leader, nel 2015 si dissero addirittura «pronti ad una spedizione punitiva alla Charlie Hebdo» contro Gayburg. Una bell'attacco terroristico e avrebbero silenziato la nostra libertà di opinione.
Ora è sulla paginetta della sua discepola Sara Reho che la loro manipolazione dei fatti ha portato un loro seguace a lasciar intendere di volerci investire in macchia. I fatti risalgono a gennaio, anche se ne siamo venuti a conoscenza solamente ora.

Ai tempi Adinolfi si era inventato che noi avessimo "insultato" le sue figlie solo perché avevamo osservato che il suo chiedere l'impiego di italiche donne per la produzione di "bambini soldato" avrebbe avuto ripercussioni anche sulla sua prole, ossia su quelle ragazzine che lui candida nel suo partito o sventola sui palchi dei suoi comizi manco le ritenesse oggetti di propaganda elettorale. Insomma, davanti ad un post in cui ipotizzavamo fosse stato proprio lui ad insultare le figlie di milioni di italiani proponendo politiche sessiste che avrebbero negato loro ogni possibile prospettiva di vita al di fuori di una cucina, lui ha rigirato la frittata per auto-proclamarsi vittima.

Sara Reho gli andò dietro. Ci ha definito «sito di fake news» e «codardi», inventandosi che avremmo preso «di mira le figlie» del suo capo. Ha sostenuto persino che la figlia maggiorenne non dovesse essere presa in considerazione e che noi ci fossimo riferiti solo a «due bambine». E ne ha concluso che «Gayburg non fa altro che vomitare odio e gettare fango sopra chi non sottostà ai diktat arcobaleno». Peccato che il tema fosse il sessismo e che i gay non c'entrassero nulla.
La signorina ha poi elogiato l'intervista alla negazionista Zaira Barticca in cui il suo capo lanciava folli accuse di "diffusione di immagini pedopornografiche" contro Gayburg, concludendo che lei ha deciso che il nostro post dovesse essere ritenuto "diffamatorio" anche se nessun giudice ha ravvisato quel reato penale di cui lei ci accusa pubblicamente.

Arriva così il post in cui rilancia le sue solite accuse penali, in cui elimina la figlia che si candidò nel suo partito e in cui si inventa che una critica ad Adinolfi avrebbe un qualcosa a che vedere con due bambine. Dice che chi patagons i vay ai pedofili sarebbero "sani di mente", quasi a voler lasciare intendere che gli altri non lo sarebbero. E rivendica persino di aver partecipato agli insulti omofobi firmati dai seguaci di Adinolfi:



Tra i commenti al suo post, proseguono gli insulti. La signora Reho si inventa improbabili accostamenti a fantomatiche "lobby gay" e ci accusa di "odio" contro "due bambine" in una palese falsificazione dei fatti. E se un suo amichetto definisce i gay come "persone depravate", un altro ipotizza di ucciderci:





Notevole è anche la loro ipocrisia, dato che si inventano inesistenti attacchi a due bambine mentre il loro leader ama molestare per davvero i figli delle famiglie a lui sgradite. Ed è davvero curioso che Adinolfi sia passato dal dire che i padri soffocherebbero i figli al pretendere che i padri possano addirittura imporre loro un orientamento sessuale, una identità di genere e un ruolo sociale ai minori:







Però poi dice che non siano ca**i degli altri se lui pretende che le figlie di tutti siano impiegate nella produzione di figli secondo i modelli dell'Unione Sovietica.
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