Mario Adinolfi cacciato da Clubhouse per discorsi d'odio. Lui se la prende con Zan e con i gay


Mario Adinolfi è stato cacciato da Clubhouse perché ritenuto colpevole di discorsi di incitamento all'odio. Ma è secondo un copione già visto che il fondamentalista si è messo a piagnucolare che tutti sarebbero cattivi con lui, affermando istericamente che lui non offenderebbe mai nessuno. Non male per un signore che ha fondato il suo profitto su una retorica omofoba, che va in giro a dire che i gay sarebbero dei pedofili o che organizza blasfemi rosari di preghiera contro i partecipanti ai Pride.

Forse intenzionato a mendicare un po' di visibilità Adinolfi se n'è andato da Adnkronos ad affermare:

Lo dico chiaro: ci troviamo alla prova generale di bavaglio dell'utilizzo del ddl Zan. Si sono organizzati per escludermi ed impedirmi di parlare a causa di 'hateful speech', in un social dove non solo non ho mai rivolto un solo insulto a nessuno, ma li ho sempre e solo subiti, e chiunque può testimoniarlo.

Da quelle parole si evincono due cose: la prima è che Adinofli ammette implicitamente di aver usato altri social per lanciare insulti, la seconda è che lui si dichiara il "giornalista" che giura sul suo onore che una legge non ancora discussa avrebbe effetti su società estere. Poi inizia raccontare che i social possano mettere in galera le persone:

Qui ci troviamo in un clima di assoluto conformismo ideologico, dove vogliono imporre questa nuova normative. E quando c'è qualcuno che prova ad esplicitare un'opinione diversa sui social, fanno le prove generali di bavaglio e galera.

Se il definire "nuova normativa" l'introduzione di un'aggravante per reati che già sono considerati tali pare una truffa culturale, Adinolfi ha pure dichiarato di aver usato l'account di sua moglie per disturbare una discussione a sostegno della legge:

Stamattina, tramite l'acount di mia moglie, sono intervenuto in una stanza dove si trovava l'onorevole Zan. E dato che si parlava del mio caso, gli ho chiesto: ma se domani queste 150 segnalazioni che oggi impediscono la mia partecipazione a Clubhouse diventano 150 denunce di discorso d'odio secondo la fattispecie da lei introdotta dell'istigazione all'odio omofobico, devo aspettarmi di andare in galera per sei anni? Bene, l'onorevole Zan è fuggito dalla room e hanno sbattuto fuori mia moglie e hanno chiuso in fretta e furia la room stessa.

Se l'ipotesi che Zan possa scappare da un Adinolfi che dice sciocchezze pare abbastanza poco credibile, interessante è il suo vantarsi dell'andare in giro a dire stupidaggini perché afferma di aver paura di dover rispondere dei suoi discorsi d'odio.

La sua dichiarazione è stata riportata anche dal sito filo-leghista Voxnews, mostrando commenti che sottolineano come l'odio omofobo che Adinolfi sta tentando di difendere non può certo essere considerato "libertà di parola":



Forse non ancora soddisfatto, è inventandosi finte minacce di morte che sui social scrive:

Rientrò a casa, trovò due ragazzi in salotto, lo fecero inginocchiare e gli dissero di pregare, gli spararono con una mitraglietta alla nuca. Fu il primo mio “maestro” nei corsi di formazione della Dc, ucciso 33 anni fa al grido di “giustizia è fatta” dai folli delle Brigate Rosse. Ieri sera quando si è diffusa la notizia del blocco del mio account su Clubhouse un leaderino della nota lobby se l’è lasciato scappare: “Giustizia è fatta”. Aveva proprio ragione Karl Marx, la storia si propone per la prima volta con la tragedia e la seconda con la farsa.

Il nesso non è chiaro, dato che Adinolfi non può prendere frasi a caso, paragonarle a fatti estranei alle vicende che sta commentando. Ma si sa che la sua retorica è interamente incentrata sul decontestualizzare la realtà per plasmarla a suo piacimento.

Ed ovviamente si è poi premurato di rilanciare tutti quegli esponenti di estrema destra che sostengono che il contrasto all'odio sarebbe «nazismo»:





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